Napoli e Roma un anno dopo, la trasformazione azzurra si chiama cinismo

Un curioso scherzo della cabala ha voluto che Roma e Napoli si incontrassero di nuovo esattamente un anno dopo ma con esiti ben diversi

Ritorno al futuro

Torniamo a un anno fa, torniamo al 16 ottobre 2016. Torniamo ancora all’ottava giornata, torniamo ancora a una partita contro la Roma. Tempi e protagonisti sono pressoché gli stessi, i modi cambiano e le differenze si notano. Sì, perché tornando indietro di un anno, alla stessa giornata, con la stessa partita, con lo stesso Napoli, in realtà il Napoli è diverso. Quel 16 ottobre la Roma si impose al San Paolo con un roboante 3-1.

Ieri sera no. Ieri sera si è imposto il Napoli in casa della Roma, con un risultato meno roboante ma ugualmente pesante, forse di più. Un secco, netto 1-0, risultato che alcuni – i meno attenti – potrebbero collegare a una serie di fortunati eventi. Non è così però, perché l’1-0 rappresenta tutto ciò che al Napoli mancava appena un anno fa: cinismo, carattere, tenuta fisica e mentale, ma soprattutto gestione del risultato. Poi ancora zero sbavature in difesa, opportunismo, rapacità in attacco.

La ricetta dei campioni

Doti, queste, necessarie e anzi fondamentali per una squadra che – ormai non va più nascosto – punta alla vittoria del campionato. Soprattutto se un’ora prima dell’inizio del match con la Roma, un’altra romana tagliava le gambe alla Juventus, avversaria di sempre, pretendente immortale per lo scudetto. Lo specchio di questo sogno azzurro passa proprio da una Juventus sprecona che perde con la Lazio e un Napoli cattivo sotto porta, che segna e gestisce bene, tiene e mantiene il risultato con calma, senza strafare.

Saranno stati in tanti – specie i più scettici – quest’estate a chiedersi come mai il Napoli, con un mercato quasi inesistente, si sentisse più forte. La risposta è tutta qui: dalla sconfitta per 3-1 alla vittoria per 1-0, nel giro di un anno esatto. È questo il vero salto di qualità, sono queste le vere caratteristiche di una squadra che per essere vincente, deve saper dare spettacolo ma anche soffrire, deve saper segnare ma anche difendersi e gestire. Perché in fondo, per vincere, basta un gol. Uno in più.

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