Le pagelle di Napoli-Feyenoord: la risposta di Pepe. Josè, Dries e Lorenzo: che sinfonia! Allan e Koulibaly…

Reina 7: L’eccesso di critica non lo risparmia, mai. Perché al Mazza il 5 in pagella l’estremo difensore di Cordoba l’aveva sì meritato, ma sono dettagli che fanno parte della vita di qualsiasi giocatore, e che pesano meno quando alla fine al triplice fischio ci sono i tre punti ad attendere. Ma eccedere nei confronti di un portiere del suo livello, beh, è tutt’altra cosa. Risponde a modo suo, gestendo in sicurezza l’ordinaria amministrazione e rispondendo da campione nella straordinaria, reattivo dagli undici metri negando agli avversari la possibilità di riaprire l’incontro.

Hysaj 6: Gli olandesi sugli esterni sono avversario invidioso, da non sottovalutare. Ma alla resa dei conti non riescono mai a impensierirlo eccessivamente. Prova a pescare il jolly con un paio di spunti importanti in avanti, senza successo nell’ultimo passaggio.

Maksimovic 6: Arriva la seconda di fila da titolare con la Champions, stavolta, come palcoscenico. E la risposta è puntuale. Poche sbavature – anche se sul gol nel finale è da rivedere – raramente demerita in impostazione. Non fa rimpiangere particolarmente il titolarissimo Albiol.

Koulibaly 6 Novanta minuti all’insegna del fisico e senso della posizione, un connubio a cui gli avanti del Feyenoord non riescono a porre rimedio. Affidabile punto di riferimento quando il fraseggio parte dalla retroguardia. Sul gol, però, non è il solito.

Ghoulam 6: Non è chiamato agli straordinari come a Ferrara, ma con una gara che prende dai primi passi i binari giusti tirare il fiato è un’opportunità da cogliere. Tiene il passo, non soffre mai in fase di ripiegamento e prova lo spunto, quando chiamato in causa. Causa il rigore, ma definirlo generoso è dir poco.

Allan 6,5: La marcia in più in mediana, ma non è una novità. Recupera, distrugge ma allo stesso tempo cuce gioco. Offre sempre varianti importanti nella trequarti avversari con le sue ripartenze.

Jorginho 6: L’undici disegnato dal tecnico degli olandesi non gli rende la vita impossibile. Non c’è traccia del pressing asfissiante col quale, spesso, è chiamato a misurarsi. Funge da fonte di gioco con la consueta precisione, nessun cambio di marcia trascendentale ma continuità nel foraggiare la manovra, come richiesto.

(Dal 79′ Diawara s.v.)

Hamsik 6: A metà campo il dominio territoriale non è mai realmente in discussione, e l’apporto dello slovacco non manca. Quando c’è da riprendere i fili del vero Marek però stenta come in tutto questo primo scorcio di stagione. Polveri ancora bagnate, ma c’è solo da attendere.

Callejon 7: Quando chiude la sua gara a venti dalla fine la sensazione è persino strana, abituati a vederlo macinare chilometri fino al novantesimo e oltre, gara dopo gara. Ma le contingenze impongono di cominciare a centellinare anche il sette di Motril. Lui dà tutto al solito, applicazione maniacale e il solito guizzo, che non fa mai male.

(Dal 72′ Rog s.v.)

Mertens 7: Quando parte è sale sulle ferite della retroguardia avversaria. O lo mettono giù, o lo trattengono a fatica. Quando prova a ispirare mette sul piatto giocate d’alta scuola, scorge varchi con la solita naturalezza disarmante, chiedere ad Hamsik – che però spreca – e a Callejon, che chiude i giochi incrociando a rete. Poi se la retroguardia avversaria gli imbandisce la tavola non può che ringraziare e griffare l’ottava rete stagionale.

Insigne 7: Il timbro ai gironi di Champions mancava all’appello, rimedia da par suo: controllo da antologia, movimento classico tra le linee e botta a incrociare. Non si ferma allo squillo, gioca il suo calcio tra prodezze e gol sfiorati.

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