Quei due volti di Pepe…

Un’estate particolare, non c’è che dire. Non esistono alternative se il protagonista è leader carismatico e tecnico di un gruppo che lo ritiene punto di riferimento assoluto, imprescindibile. E Pepe Reina lo è, è tutto questo. In ogni senso. Dubbi sul proprio futuro tinto d’azzurro che si avvicendano. Scelte che al momento divergono, in contrapposizione.

Poi c’è il campo, quello che spegne i dubbi, eventuali polemiche, mette tutti al cospetto della realtà. Calcio d’estate, indubbiamente, ma dal profumo di Champions che inebria a pieni polmoni. E l’Audi Cup dell’estremo difensore di Cordoba, al termine dei 90′ di gioco contro i Colchoneros di Diego Simeone, si ripropone senza lesinare le tracce vive dell’annata scorsa.

ESALTAZIONE E INCERTEZZA

Venti minuti a dettare i tempi, come consuetudine, da playmaker consumato del pacchetto arretrato, poi è tempo di scaldarsi i guantoni e lo fa strabiliando la platea che poco aveva avuto modo di apprezzarne le gesta nella stagione 2014-2015 (solo tre presenze in Bundes con la maglia dei bavaresi). Un doppio intervento da manuale, da vedere in loop nel maxischermo dell’Allianz Arena sempre sul pezzo. E applaudire. Reattività e istinto che si abbracciano nello stacco di reni imperioso che strozza in gola l’esultanza del Petit diable Antoine Griezmann; impeccabile poi nell’immediato quando sulla respinta Gaitàn inventa l’unico lampo della sua gara, un colpo di tacco che però termina la propria corsa al cospetto del portiere azzurro.

Mani ferme, sicure, che blindano il risultato. Biglietto da visita che in numerose occasioni Reina ha spesso presentato. Poi il contraltare, da tempo ormai tipico. Nessuna invettiva, ci mancherebbe, ma sul goal – fortunoso -del momentaneo pareggio griffato Fernando Torres l’ex Liverpool poteva indubbiamente garantire quel quid in più che a un portiere del suo valore è richiesto, doveroso, a certi livelli. Chiedere all’impeccabile Oblak in caso di ulteriori rimostranze. L’errore non è marchiano, appunto, pescato in controtempo dalla giocata quasi casuale dell’ex Milan manca la giusta spinta, la forza, per rimediare a un’intuizione sbagliata mutando un pallone solo sfiorato in un’ennesima parata d’autore. Incolpevole sul raddoppio rojiblanco, poi, di nuovo, spazio al suo carisma, il primo a prendere di petto Diego Godin, che non pago dell’intervento killer sul malcapitato Ounas proseguiva in uno spettacolo davvero poco edificante. E lì eccolo, di nuovo, pronto a indossare le vesti di lìder maximo, unico nel gruppo a disposizione di Maurizio Sarri.

Due volti ancora in evidenza. Quel fare da Giano bifronte da allontanare con decisione. La stima è unanime, riconosciuta, metterlo in discussione è fare un torto alla propria capacità di giudizio. L’ultimo attestato nelle parole del Cholo: “E’ uno dei migliori portieri al mondo, sempre pronto. Pronto a bloccare le azioni e ha giocato molto bene”. L’imperativo resta uno, uno soltanto: porre rimedio a queste incertezze. Lo spagnolo è e sarà, comunque vada, il titolare indiscusso tra i pali nella stagione ormai alle porte. Per chiudere il cerchio, sognare in grande, il miglior Reina è necessità, dal primo al novantesimo.

Edoardo Brancaccio

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