Sarri-Benitez, mai così uguali quanto alle porte di un preliminare

L’onestà intellettuale è una qualità che appartiene a pochi. E forse, proprio per questo, difficilmente riconoscibile da chi invece riesce a vedere fantasmi e a fare retropensieri su qualsiasi ragionamento venga esposto.

Maurizio Sarri e Rafa Benitez hanno poco in comune, se non il fatto di aver entrambi allenato il Napoli. La loro idea di calcio è comunque simile, arrivare al risultato attraverso il gioco, ma metodi e impostazioni di lavoro sono nettamente agli antipodi. Eppure, seguendo ragionamenti logici, entrambi hanno comunicato il medesimo pensiero alla vigilia del preliminare di Champions League: “Importante non sovraccaricare la partita, per noi non deve essere un trionfo se passiamo e una disgrazia se non passiamo”, ha detto Sarri in conferenza stampa a Dimaro. Lo stesso concetto che fu espresso da Benitez alla vigilia del match con l’Athletic Bilbao. La domanda sorge spontanea: perché entrambi i tecnici hanno sentito l’esigenza di comunicare quest’idea?

I motivi sono molteplici, partendo dalla stessa basa: sono, entrambi, uomini che conoscono il calcio come le loro tasche. Uno è insito nell’essenza stessa del calcio, che qualcuno troppo spesso tende a banalizzare: la palla è rotonda, nulla è certo, gli scivoloni possono essere dietro l’angolo e non sempre le squadre favorite – lo era il Napoli con il Bilbao, lo è oggi con qualsiasi avversario scelga il sorteggio – riescono a tradurre sul campo la loro supremazia.

Ancora: per le squadre italiane è difficile affrontare compagini di altri paesi in gare ufficiali già ad agosto. Gli altri campionati partono prima, la Serie A ancora rinuncia ad iniziare prima di Ferragosto. In quel periodo della stagione le gambe risentono ancora dei carichi di lavoro estivi, sebbene il ritiro venga anticipato proprio per questa ragione. E poi c’è il mercato. Ancora in corso ad agosto, con le squadre non sempre già ben definite. Basti pensare che, tre anni fa, il Napoli si presentò a Bilbao con un portiere, Rafael, che rientrava dopo un’operazione al legamento crociato del ginocchio, con un centrocampista, Gargano, che era stato rivalutato dal tecnico spagnolo in assenza d’altro (sarebbe poi arrivato, solo successivamente, David Lopez), e con l’acquisto del solo Michu, protagonista negativo di quel doppio confronto con i baschi. Eppure il Napoli, al 70′ del secondo tempo della partita di ritorno al San Mamés, era qualificato, prima di soccombere a causa degli errori-orrori di Rafael e Britos. Quella partita, poi, condizionò l’intera stagione degli azzurri, che la chiusero al quinto posto tra tanti alti e bassi.

A incrinare il rapporto tra Benitez e l’ambiente, furono proprio quelle parole dette dal tecnico spagnolo alla vigilia della partita. Fu giudicato negativamente, etichettato come altezzoso e menefreghista della storia del Napoli. In una parola: Benitez fu crocefisso per quelle dichiarazioni.

Anche Sarri, però, le ha proferite dalla sala stampa allestita nel teatro comunale di Dimaro. Consapevole, l’attuale tecnico azzurro, delle difficoltà che un doppio confronto così delicato può porre ai suoi ragazzi. Attenzione: non significa mettere le mani avanti, ma esprimere un ragionamento logico e assolutamente condivisibile. La speranza, per il bene del Napoli in primis, è che a Sarri venga riservato un trattamento diverso: da oggi pomeriggio è partita una sfida all’ambiente. Che, mai come questa volta, è chiamato a dare una dimostrazione di maturità senza precedenti. Anche se il preliminare, facendo tutti gli scongiuri del caso, dovesse andar male.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

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