Da “Pavoloso” a “Pavoletti”, l’incolpevole involuzione di un bomber

Essere l’uomo giusto al momento sbagliato. Una sfumatura del ben più classico e generico concetto di sfortuna dalla quale, tuttavia, scaturisce una frustrazione maggiore, particolare. Perché un conto è dover gestire continui flussi di coincidenze e circostanze potenzialmente negative, derivate dallo spiccato senso dell’umorismo del caso, ma un altro paio di maniche, decisamente più fastidiose, è rendersi conto di possedere tutte le abilità necessarie per avere successo in una determinata realtà che però, per vari motivi, non le richiede più. Il concetto espresso risulta facilmente applicabile al mondo del calcio e lo si può eventualmente riscontrare in una qualsiasi operazione di mercato in entrata: uno specifico calciatore viene acquistato da un altrettanto specifico club, pronto a costruire un progetto più o meno importante e duraturo, salvo poi divenire improvvisamente un ripiego a causa di una variazione nelle esigenze tattiche.

Uno scenario ipotetico, questo, che rispecchia alla perfezione l’attuale condizione di Leonardo Pavoletti, solido centravanti in grado di fare la fortuna del reparto avanzato del Genoa e successivamente, dopo il trasferimento al Napoli, di costruire un legame indissolubile con la panchina azzurra. Perché, per quanto risulti un boccone amaro da mandar giù e da digerire, la punta livornese è da considerarsi semplicemente come una riserva. Un rincalzo di qualità, senza ombra di dubbio, ma pur sempre un rincalzo. Acquistato a stagione in corso dal club partenopeo per offrire al tecnico Maurizio Sarri un nuovo riferimento offensivo, complice l’inaspettata rottura del legamento crociato del talentuoso Arkadiusz Milik, l’ex attaccante rossoblu è giunto presso la nuova realtà azzurra con una valigia carica di speranze importanti per la propria carriera che, tuttavia, non si sono trasformate in certezze. Anzi, tutt’altro: considerando solo la porzione di stagione disputata con i colori partenopei, infatti, il bomber, tra campionato e Coppa Italia, ha collezionato 10 presenze, tra le quali va distribuita la miseria di un complessivo di 290 minuti, e nessuna rete all’attivo.

Una rovinosa caduta in picchiata, dal punto di vista della continuità e dell’incisività, la cui colpa non è attribuibile allo stesso giocatore, a Sarri o ad un’altra personalità fisica appartenente all’ambiente, bensì al prodotto di un imprevedibile, ed allo stesso tempo insperato, adattamento di emergenza. Si tratta, ovviamente, dell’esplosione nel ruolo di prima punta dell’esterno Dries Mertens che, con Milik fuori gioco e con il nuovo acquisto Pavoletti lontano dalla forma fisica ottimale, si è ritrovato catapultato in una posizione inedita della quale, però, è stato incredibilmente in grado di assorbire l’essenza ed i meccanismi in tempi record. Risultato? 33 reti stagionali, attualmente, analizzando tutte le competizioni disputate. Con buona pace dell’incolpevole neo-arrivato bomber che, qualora dovesse realmente concretizzarsi il rinnovo contrattuale del richiestissimo belga, considerando anche il rientro in pianta stabile del collega di reparto polacco, vedrebbe chiudersi ulteriormente e definitivamente le possibilità di potersi mettere in mostra in azzurro.

La delicata situazione, ovviamente, spinge a pensare ad un sempre più concreto addio prematuro di Pavoletti, ad una dipartita precoce, dolorosa, ingiusta dal Napoli. Il bivio, dunque, è tracciato: ambire alla riconquista dell’etichetta di Pavoloso altrove oppure, semplicemente, accontentarsi di essere Pavoletti, uomo giusto al momento sbagliato.

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