Nando De Napoli: “Fu lo scudetto dei terroni, che orgoglio! Siamo stati la vera storia, peccato sia finita così presto”

Una vita da mediano, che lo ha consacrato come uno dei giocatori più influenti nella storia del Napoli. Fernando De Napoli si è raccontato ai microfoni del quotidiano Corriere dello Sport.

Di seguito le sue dichiarazioni: “Ho scelto il Napoli e fu scelta migliore. Ricordo benissimo, come se fosse ieri, quanto diverso forse il mercato dai giorni nostri. Prima non esistevano i cellulari e le telefonate arrivavano a casa. Molto spesso si trattava di scherzi. Arrivavano offerte dalla Juve, dal Milan, dall’Inter, poi dalla Sampdoria. Ma alla fine, prevalse l’amore per il Napoli e tuttora sono contentissimo della mia decisione: siamo entrati nella storia e ci rimarremo per l’eternità. La città è meravigliosa, mai ne ho vista una nella mia vita così piena di felicità. Non meno fantastico è stato leggere tanta gioia negli occhi della gente. Mai mi era successo prima”.

Sulla rosa: “La nostra squadra, non penso avesse qualche difetto e lo scudetto lo ha dimostrato. C’erano dieci grandi calciatori e poi il Padre Eterno. Noi avevamo Diego…che ne sanno le altre! Ma eravamo anche forti di nostro, e lo dico senza immodestia, perché il gruppo era importante e molti giocavano in Nazionale; altri ci avrebbero giocato e altri lo avrebbero meritato. Avevamo caparbietà, talento, carattere e fame: tutti elementi necessari se si vogliono raggiungere dei traguardi. Negli spogliatoi c’era un clima allegro, il gruppo era unito”.

Il dilemma di De Napoli…: “Mi sono sempre chiesto se fosse più forte il Napoli del primo scudetto o quello del secondo, nel quale, tanto per dire, c’erano Alemao e Careca, ma non ho mai trovato una risposta. Poi ci rido sopra e penso: Nando, ma chi te lo fare? Perché mettersi a perdere tempo su un dettaglio del genere?”.

Lo scudetto…dei terroni: “Fu lo scudetto dei terroni, come direbbe amabilmente qualcuno, motivo d’orgoglio per napoletani e meridionali. Fu la rivincita di quel tempo, eravamo fieri di noi stessi, della squadra e delle nostre radici. E’ stato un bel vivere”.

In un mare di soddisfazioni, c’è qualche rimpianto? “Sì, non essere durati a lungo, come avremmo potuto. Quel Napoli lì avrebbe dovuto dare il via ad una favola piena di vittorie. Però succede spesso così, quando vincono gli altri, e parlo di squadre come Napoli, Roma, Lazio: la Juve risorge, il Milan e l’Inter si risollevano e si precipita nel buio”. 

Un limite di quella squadra?Forse una panchina corta, ma con questo non voglio mancare di rispetto a nessuno, sia chiaro”.

Un uomo che non è stato celebrato abbastanza? “Maradona era l’idolo di tutti, giustamente. Ma chi ci ha aiutato a crescere, a battere record importanti, è stato Italo Allodi: un mostro di efficienza e competenza. Poi voglio sottolineare i meriti di Ottavio Bianchi e Pier Paolo Marino, e a chi li scelse: Corrado Ferlaino”.

Passato e presente a confronto: “All’epoca, il modello di società che fu costruito era direttamente proporzionale alle ambizioni di un gruppo di grande valore. Non so se oggi vinceremmo lo scudetto, ma so che negli undici titolari ce la giocheremmo con la Juve. E’ chiaro poi che i tempi sono cambiati e certi paragoni non hanno neanche ragione di esistere”.  

Quando nasce il 10 maggio 1987? “Negli anni che precedettero il nostro trionfo. A Torino, in una partita sola, facemmo il pieno di energia per una stagione intera: lì capimmo che eravamo i favoriti sotto il profilo della tecnica e del carattere. Andammo a vincere coraggiosamente e con una autorevolezza mai vista prima; da quella partita nulla ci fece più paura. Ho immaginato che quel Napoli avrebbe potuto diventare il dominatore sulla scena nazionale. Però è andata diversamente e non bisogna neanche pensarci più di tanto. I bei ricordi, li potrò sempre raggiungere con i pensiero e ogni volta mi toccherà sempre emozionarmi. Porterò con me quelle sensazioni per sempre. Con il secondo scudetto ho avvertito chiaramente emozioni fortissime, eppure di impatto nettamente inferiori al primo. Forse furono le modalità, o forse c’è semplicemente una differenza netta e sostanziale: il 10 maggio del 1987 noi abbiamo colmato un vuoto, abbiamo regalato qualcosa di inedito”.

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