ESCLUSIVA – Belardi: “I 50 mila con il Cittadella il ricordo più bello! A Foggia ci dissero che non meritavamo la maglia, lì decisi di cambiare aria”

Dal paradiso all’inferno. E poi il ritorno, dritto nel calcio dei grandi, nel calcio che conta. Vincere è il volere dell’intera tifoseria, fare il passo finale per completare una rinascita degna dei libri di storia calcistica. Perché il passato, in fondo, non va dimenticato. In tredici anni il Napoli è tornato ad essere una realtà solida del calcio italiano: merito di chi, nel 2004, ha raccolto le macerie di una società e l’ha trasformata in un bellissimo palazzo. Merito di chi, tredici anni fa, sacrificò una carriera solida per dar man forte ad una realtà che altrimenti sarebbe svanita nel nulla. Come Emanuele Belardi, che il Napoli prelevò dalla Reggina e a cui affidò il compito di proteggere la propria porta.

Il 2004 è stato l’anno più difficile per Napoli ed il Napoli: che ricordi ha di quella stagione?
“Era una cosa nata in fretta e furia, però già si intravedeva un progetto importante. I tempi erano già ristretti, non riuscirono a costruire una squadra adeguata per il blasone del Napoli. C’era gente fuori rosa, moltissimi calciatori non avevano svolto nessuna preparazione, ma avevamo comunque qualche buonissima individualità. Partire così, in fretta e furia, non era facile, però si vedeva che c’erano le basi di un progetto ambizioso, adeguato per Napoli e per il Napoli”. 

Che clima si respirava in città dopo il fallimento? E nello spogliatoio? 
“Per qualcuno era un clima surreale, in quella squadra c’erano calciatori per i quali giocare nel Napoli era un vero e proprio sogno. C’era allegria, entusiasmo, caratteristiche che dopo l’inizio in ritardo del campionato sono andate scemando, perché c’erano dei problemi oggettivi. La preparazione non era stata fatta, la squadra aveva lavorato pochissimo insieme”. 

Belardi ai tempi del Cesena

Qual è il ricordo più bello che conserva dell’avventura partenopea? E il più brutto?
“Sicuramente il ricordo più bello è quello della prima partita (Napoli-Cittadella, ndr). Giocare in Lega Pro con 50 mila tifosi credo che sia una cosa memorabile. E’ nella storia della vecchia Serie C. Il più brutto fu dopo Foggia: dopo le accuse dei dirigenti decisi di andare via, non trovavo giusto addossare le colpe ai soli calciatori. Le responsabilità vanno divise, nel bene e nel male. Furono dette parole pesanti, dissero che i calciatori non meritavano la maglia, ma quei calciatori erano stati scelti, non erano caduti dal cielo! Personalmente per andare al Napoli avevo lasciato dei soldi e un contratto. Venivo da due anni in A da titolare e da una vittoria del campionato di B, avevo giocato più di 150 partite. Non ero un ripiego, ero un calciatore che aveva scelto di andare al Napoli. Sinceramente mi sentii tradito da quelle dichiarazioni e decisi di cambiare aria“.

Il riferimento è chiaramente a Foggia-Napoli del dicembre 2004. Gli azzurri, allora, capitolarono per 4-1 contro i pugliesi, i quali non conquistavano i tre punti dal mese di ottobre. Nell’acceso dopo-gara, il d.g. del Napoli Pierpaolo Marino si sfogò duramente contro i calciatori, annunciando il ritiro punitivo per la squadra.

Quando arrivò la nuova proprietà di De Laurentiis, si aspettava che il Napoli potesse arrivare così in alto? Attualmente di cosa si occupa Emanuele Belardi?
“Sì, assolutamente me l’aspettavo. C’era un progetto, persone competenti che potevano fare molto bene, la disponibilità economica oltre ad un tifo straordinario. Si vedeva insomma che si poteva fare bene. Attualmente gestisco una scuola calcio, diversi ragazzini sono già stati mandati in giro per squadre calcistiche. Inoltre mi occupo di credito sportivo. Un ritorno da dirigente al Napoli? Attualmente sono concentrato sul mio lavoro, ho un contratto di cinque anni. Adesso non penso al calcio come lavoro, magari un giorno valuterò“. 

Da portiere, quale estremo difensore consiglierebbe al Napoli? E di Sarri che idea s’è fatto?
“Reina resta un ottimo portiere, ma avrei valutato Sepe e gli avrei dato qualche opportunità in più. Lui è un buon portiere, tra l’altro prima di Firenze aveva fatto bene. Sarri è un grande allenatore, fare bene a Napoli non è mai facile ma lui ci è riuscito. Mi auguro possa riuscire a vincere lo Scudetto, anche se con una Juve così non è facile”. 

A cura di Vittorio Perrone e Gennaro Donnarumma

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