Quagliarella: “Al debutto al San Paolo sudavo senza muovermi. Lo stalking un incubo…”

Fabio Quagliarella, ospite a “I Signori del Calcio” su Sky Sport, è stato protagonista di una lunga intervista in cui ha parlato della sua carriera.

Ovviamente ha parlato di Napoli, del bruttissimo episodio che lo ha costretto ad andare via e anche di Di Natale, sue ex compagno di squadra all’Udinese che mai voleva giocare a Napoli.

QUAGLIARELLA E L’ARRIVO A NAPOLI: “ALLA PRIMA AL SAN PAOLO SUDAVO SENZA MUOVERMI”

Prima di Udinese-Cagliari mi chiama il mio procuratore: c’era la possibilità che il Napoli mi volesse. Avevo solo un giorno di tempo per rispondere, ma in realtà la risposta fu immediata. E, ovviamente, fu sì. Per me Napoli era un sogno, amo la città e la maglia, sarei tornato a casa. Il mio cuore era gialloblu (per la Juve Staba, ndr) e azzurro. Quando tornai dalle vacanze e arrivai a Napoli, già c’erano caffè e pizza con il mio nome. Sapevo di avere una grande responsabilità, ero un rappresentate dei tifosi in campo“.

Poi il debutto con la maglia azzurra: “Il mio esordio fu a Palermo, poi ci fu la prima al San Paolo contro il Livorno. Lì ero teso, sudavo senza muovermi, sapevo che allo stadio c’era tantissima gente“.

LO STALKING E LA FINE DI UN INCUBO

Devo ringraziare coloro che mi hanno aiutato ad uscirne. Ricevevo lettere anonime, minacce di morte a me, messaggio sul cellulare di ogni genere a me e ai miei. Accuse di pedifilia, di camorra. Era iniziato un incubo, non ero più sereno nel giocare. Guardavi qualsiasi amico e pensavo potesse essere lui. Non mi piace ripensare a tutto quello perché fa male, è una ferita che si riapre. Ho trovato una forza che non credevo di avere. I tifosi napoletani mi hanno sempre dato affetto, forse anche troppo in relazione a ciò che davo in campo. Ci hanno divisi, ma non volevo“.

E ancora: “Ricordo bene quando finì tutto questo: era il 17 febbraio. La notte prima della sentenza non dormii, poi il pomeriggio avevo anche allenamento. Aspettavo dei messaggi di mio padre. Quando mi chiamò per dirmi che lo stalker era stato condannato non sapevo se piangere, ridere o dire afammocc’… Ho ricevuto tantissimi messaggi da amici. Poi i tifosi mi chiedevano scusa, ma loro non potevano sapere tutto ciò che era accaduto“.

DI NATALE E IL NAPOLI

“Di Natale? Forse solo una volta giocò al San Paolo, con me. Fu una sua scelta: quando giocavo a Napoli tornavo per stare con la  mia famiglia. Lui invece di tornare non ne voleva sapere…”

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