La parabola di Zapata: la scelta del colombiano e una possibile chiave di volta per il futuro

Era arrivato quando in panchina c’era ancora Benitez, e quando nella stessa sessione di mercato i napoletani avevano perso l’attaccante che aveva fatto sognare una città intera, quell’Edinson Cavani capace di segnare 104 reti in sole 3 stagioni.

Zapata esulta con i compagni per il gol stupendo al Marsiglia

Dalla Colombia passando per l’Argentina, per quell’Estudiantes a cui andarono quasi 8 milioni di euro (non pochi per una squadra che aveva già investito quell’anno 60 milioni per assicurarsi Mertens, Higuain e Callejon). Zapata arrivò a Napoli 4 anni fa con la stimmate del predestinato: un vero e proprio armadio su ruote di 186 cm, capace però di muoversi con rapidità e dai piedi tutt’altro che maleducati. Per maggiori informazioni chiedere al malcapitato Marsiglia al quale nella famosa Champions dei 12 punti, segnò un gol alla Del Piero.

Il risultato dei primi due anni a Napoli furono 15 gol in 53 partite (molte da subentrato) ed un prestito all’Udinese che fece storcere il naso a parecchi. Si perché di giocatori in Serie A con le caratteristiche dell’attuale punta dei friulani ce ne sono pochi, e uno come lui avrebbe fatto realmente comodo agli azzurri del post-infortunio di Milik.

SARRI CONOSCE LE POTENZIALITA’ DELLA PERLA NERA

Tante volte, vuoi per scaramanzia, vuoi per mettere in guardia i propri uomini, gli allenatori incensano la stella avversaria. Non è un caso che proprio Zapata sia stato oggetto della conferenza (LEGGI QUA) del tecnico azzurro che lo ha elogiato con queste parole: “Un giocatore forte, che a giocarci contro crea problematiche.  Abbina forza fisica a velocità, è estremamente pericoloso. Bisogna tenerlo lontano dall’area, ma anche da lontano non si spegne”.

Poi ha aggiunto: “Nella nostra squadra potrebbe essere un’alternativa, ma lui ha chiesto una cessione proprio perché non voleva fare l’alternativa”.

E qui si entra in un altro capitolo, che potremmo intitolare “Cosa non è stato fatto e cosa bisognerà fare”.

– Cosa non è stato fatto?

Zapata non è stato riportato a casa quando, in contumacia Milik, poteva rappresentare una seria occasione di riscatto per la sua carriera. Prima che arrivasse Pavoletti, per altro in precarie condizioni fisiche l’agente di Zapata Fernando Villareal aveva affermato: “Potrebbe tornare dal prestito nella sessione invernale, ma saranno i club a dover trovare un accordo”.

Proprio nel corso delle interviste in mixed zone dopo la gara con la Lazio, Maurizio Sarri ha precisato che l’obiettivo di Pavoletti era quello di ritrovare la forma fisica, mentre quello del Napoli era vincere, motivo per il quale l’attaccante ex Genoa ha rappresentato il vero oggetto misterioso della seconda metà di stagione.

Forse era meglio puntare su un giocatore già di proprietà e per altro in forma smagliante fisicamente come Duvan? Il Napoli però ha scelto di non rovinare i rapporti con una società amica – amicissima in realtà – come quella dei Pozzo ed ha preferito lasciare il giocatore nativo di Calì in terra friulana.

– Cosa bisognerà fare?

A giugno Zapata tornerà, verosimilmente solo di passaggio, a Castel Volturno da cui poi si dipanerà la strada da percorrere per la prossima sfida. Provare a trattenere contro voglia un giocatore è sempre deleterio, ecco perché gli azzurri potrebbero pensare di lavorare con l’Udinese a un acquisto definitivo del panterone colombiano, visto che il Napoli punta forte sul portiere Meret, attualmente alla SPAL ma di proprietà proprio dell’Udinese.

Ad oggi la società partenopea non potrà fare altro che provare a ricavare il massimo da un giocatore che comunque non figura in rosa e senza il quale non si è propriamente a secco di gol (attualmente 72 in campionato).

Meret rappresenta il futuro della Serie A e, insieme a Donnarumma, della Nazionale italiana. Il Napoli lo segue ormai da un anno e mezzo ed in estate potrebbe provare a piazzare il colpo decisivo grazie proprio alla chiave di volta rappresentata da Zapata.

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