Valdano: “Conosco Sarri, il Napoli è una squadra temibile. Maradona? Oggi gioca nel Real, si chiama CR7”

L’ex direttore generale e sportivo del Real Madrid, Jorge Valdano, ha rilasciato una lunga intervista ai colleghi de Il Mattino. Queste le sue dichiarazioni, raccolte dalla redazione di SpazioNapoli.

CR7 come Maradona. “Il mio primo articolo per El Pais concerneva la sfida di Champions tra il Napoli ed il Real Madrid. A distanza di 30 anni posso dire che Maradona gioca nel Real Madrid, e si chiama Cristiano Ronaldo”.

Sarri ed il Napoli. “Conosco Sarri e vedo il Napoli tutte le volte che posso: il rigore tattico è quello tipico del calcio italiano, con un senso di avventura che mi piace molto. Albiol e Callejon? Sono giocatori affidabili, non si faranno spaventare dal Real. Il Napoli è una squadra temibile e lo stadio San Paolo è intimidatorio. Io comunque non verrò a vedere la partita”.

Essere madrileno. “Ho fatto parte della famiglia del Real Madrid per 10 lunghi anni: per essere un Galacticos devi avere un talento superiore agli altri. Zidane? Da quando è arrivato a Madrid non ha commesso errori, è stato bravo nella gestione. I giocatori credono in lui; in più la vittoria della Champions ha dato maggior fiducia”.

Il flop di Benitez. “Benitez pensava di trovare il Real Madrid che aveva lasciato venti anni fa; invece il nuovo calcio doveva convivere con il marketing, un nuovo mondo sociale e con l’idea che i calciatori erano diventati eroi. Aveva bisogno di tempo, ma né il calcio di oggi né il Real lo avevano. Il Real Madrid ha anticipato il futuro, come fatto a suo tempo da Santiago Bernabeu. Il sentimento è parte integrante, ma non dimentichiamoci che è da soldi e affari che dipende la sopravvivenza”.

Diego e Higuain. L’ammirazione per Diego è la stessa di sempre. Nel 1986 abbiamo vissuto un’esperienza meravigliosa: in quella squadra maturò un genio che era in stato di grazia in quel momento. Per il resto, preferirei andare oltre. Higuain? I giocatori sono mossi dalla gloria, più che dal denaro. In ogni caso il calcio rimane simbolo della globalizzazione, con un chiaro messaggio: pochi ricchi hanno tutto e molti poveri non posseggono nulla”.

Futuro da allenatore? “Ho smesso di allenare perché ciò compete alle persone ossessive, io sono un dispersivo. Se mi offrissero un’altra vita passerei gran parte della stessa ad allenare. Compreso il Napoli, se avessi l’onore di essere chiamato. La vita però è una sola e dedicarla solo al calcio, nonostante sia appassionante, a me sembra decisamente eccessivo”. 

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