Napoli, è solo un problema di attacco? I numeri dicono il contrario

Il pareggio con la Lazio di sabato scorso ha lasciato l’amaro in bocca a tutto l’universo Napoli.

Gli azzurri, dopo dodici giornate di campionato, sono sesti in classifica, con un ritardo di nove punti dalla capolista Juventus ed a quattro lunghezze dal Milan, terzo in graduatoria.

A mente fredda, però, bisogna andare oltre ed analizzare il momento dei partenopei con l’ausilio dei numeri (quelli non mentono mai), facendo un confronto col il Napoli della scorsa stagione.

CLASSIFICA: Con i tre punti raccolti con l’Udinese, grazie alla rete di Higuaìn, il Napoli dello scorso anno, alla dodicesima giornata, era quarto in classifica con 25 punti, alle spalle della Roma (26 punti), e di Inter e Fiorentina, appaiate a quota 27. Quest’anno, dopo il pareggio con la Lazio, gli azzurri sono sesti in classifica con 21 punti, quattro in meno rispetto alla scorsa stagione.

FASE OFFENSIVA: Alla dodicesima giornata della Serie A 2015/2016, il Napoli aveva messo a segno 22 reti. Ad oggi, invece, nonostante la partenza del Pipita e l’infortunio di Milik, gli azzurri hanno segnato 21 goal. Una sola rete in meno rispetto al Napoli dello scorso anno. Il problema, quindi, non sembra essere la fase offensiva, ma la precisione sotto porta.

FASE DIFENSIVA: Dopo dodici giornate, il Napoli dello scorso anno aveva subito otto goal, sei dei quali nelle prime tre giornate contro Sassuolo, Sampdoria ed Empoli. Quest’anno, dopo il pareggio con la Lazio, la porta azzurra è stata violata per ben 13 volte. In questo caso, però, la retroguardia partenopea non ha visto partenze eccellenti, anzi. Sarri, infatti, rispetto allo scorso anno dove i difensori erano Koulibaly, Albiol e Chiriches, ha a disposizione anche i nuovi arrivi Maksimovic e Tonelli.

IMPEGNI EUROPEI: Il Napoli di quest’anno, dopo quattro gare di Champions League, è primo nel proprio girone (insieme al Benfica) con sette punti. Nelle prime quattro gare contro Dinamo Kiev, Benfica e Besiktas (a Napoli ed a Istanbul), gli azzurri hanno messo a segno 9 goal, subendone sette. Nell’Europa League dello scorso anno, nel girone con Club Brugge, Legia Varsavia e Midtjylland, gli azzurri, dopo quattro gare, erano a punteggio pieno con 16 goal fatti ed uno solo subito.

Anche in questo caso, quindi, facendo le dovute proporzioni tra le due competizioni e le avversarie dei rispettivi gruppi, risulta evidente una maggiore solidità difensiva del primo Napoli di Sarri rispetto a quello di questa stagione.

Vero è che lo scorso anno, in attacco, il tecnico toscano poteva contare nella presenza in rosa di uno dei più forti attaccanti al mondo, ma sarebbe intellettualmente disonesto dare la colpa di questo avvio zoppicante solo ed esclusivamente alla fase offensiva. Piuttosto bisognerebbe evitare di commettere le solite disattenzioni che stanno costando tantissimo in termini di punti.

L’assenza di Albiol, vero leader della retroguardia azzurra, sta pesando più di quanto si possa pensare. Con la sua esperienza e l’ormai collaudato affiatamento con Koulibaly, il centrale spagnolo dava sicurezza alla difesa azzurra, ma non solo. Raul Albiol, infatti, con piedi quasi da centrocampista (ruolo ricoperto ai tempi del Real Madrid), dava una grossa mano anche in fase di costruzione di gioco.

Sarebbe sbagliato, però, non ammettere quanto sia grave per il Napoli l’assenza di Milik. Con il polacco in campo, grazie ai suoi scatti in profondità ed alle sue sponde, l’attacco azzurro sembrava tenere il passo di quello dello scorso anno. Ragionando in termini numerici, quello che manca al Napoli sono le reti di Insigne (fermo ancora a quota zero goal) e di Gabbiadini, diventato ormai riserva di Mertens_sb_9534-sito

La sosta per gli impegni delle nazionali farà bene a Sarri e, perchè no, alla squadra. Il tecnico, infatti, potrà lavorare sodo per riportare il Napoli sulla retta via, in vista dell’ennesimo tour de force che porterà alla sosta natalizia e, quindi, al mercato di gennaio.

 

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