Le pagelle di Atalanta-Napoli: Kalidou, tu quoque. Ghoulam arranca, Hysaj surclassato. Maksimovic e Zielinski…

Reina 6: Il forcing spietato dei bergamaschi lo chiama in causa nel giocare palla persino più del dovuto. Tra i pali impatta bene sulle conclusioni di Gomez e Grassi, sbroglia in uscita quando deve. Su Petagna è praticamente incolpevole.

Hysaj 5: Gomez è l’uomo in più del pacchetto offensivo orobico e giostra dalle sue parti. Può far male e ci riesce. Come in occasione del vantaggio di Petagna, quando l’argentino scappa via letteralmente tra le gambe del classe ’94 di Scutari. Ed è solo la prima fiammata di una giornata che su quella corsia è per cuori forti. Quando la morsa dell’argentino si spegne prova ad ingranare la marcia in fase di costruzione, senza però risultati degni nota.

Maksimovic 6,5: Jorginho è in affanno fin dalle primissime battute, il centrale serbo deve accollarsi compiti che esulano il mero lavoro in marcatura. Sbaglia poco in entrambe le mansioni, pulito in anticipo e nella gestione del primo passaggio. In uscita è una garanzia.

Koulibaly 5,5: Va a folate, avvolgenti, potenza e autorità a ripulire una trequarti spesso sovraffolata. Ma, suo malgrado, non fa mancare qualche ingenuità, di troppo per un giocatore come il senegalese. La disattenzione su Petagna, che spunta alle sue spalle con totale disinvoltura, non è da lui.

Ghoulam 5: Con il Benfica devastante, in panne sulla strada dell’Atleti Azzurri d’Italia. Tanti errori banali, grossolani. Spinta flebile e mai realmente incisiva. In fase di ripiegamento palesa troppa incertezza, basti guardare all’errore – unito alla sfortuna – con cui serve un assist involontario per un solissimo Petagna. Sfiora il goal con una punizione sinuosa, ma trova un pronto Berisha.

Zielinski 6: Qualche strappo, accelerazioni brucianti con cui fin dai primi passi in azzurro è riuscito a farsi apprezzare oltre misura. Ma c’è poca continuità nei momenti in cui il polacco ex Empoli riesce a mordere il freno e farsi sentire in una mediana dove ogni pallone è figlio di una lotta allo stremo, all’ultimo respiro. La corsa non manca mai nel ventaglio di soluzioni offerte, ma talvolta eccede nella confusione, qualche tocco di troppo.

Jorginho 5: Qualche fantasma sulla brillantezza che va scivolando via, sempre dal primo minuto ad eccezione dell’esordio a Pescara, si era già destato nel finale di gara contro il Benfica. A Bergamo non va meglio, anzi, riesce esclusivamente a giostrare in maniera elementare, mero compitino. Nel cuore del gioco azzurro serve tutt’altro, specie se la mediana avversaria travolge dal punto di vista del pressing e del dinamismo.

(Dal 72′ Gabbiadini s.v.)

Hamsik 5,5: Eroe nella notte da Champions che, con i suoi compagni, non è riuscito a smaltire in fretta. Tra i pochi a provarci, ne va dato atto. Ma è impreciso alla conclusione e nella giocata tra le linee. I suoi spunti latitano, mai la giocata giusta. E tutto il collettivo, orfano anche della verve in cabina di regia, crolla progressivamente senza far mai realmente male.

Callejon 5,5: Brinda nel modo peggiore al ritorno tra i convocati della Roja. La mole smisurata di minuti nelle gambe si sente, eccome. Spara addosso a Berisha il pallone del pari gentilmente concesso da uno scivolone di Dramé. Poi passo dopo passo, scatto dopo scatto, scompare dal terreno di gioco. Fino alla sostituizione.

(Dal 53′ Mertens 5,5: Entra con il compito di cambiare, subito, il volto ad una gara ancora tutta da vivere. La luce però, stavolta, non si accende. Si muove tantissimo, concretizza il nulla. Il gioco del folletto di Leuven finisce per abbassare progressivamente il proprio baricentro, spesso costretto dalle maniere forti dei diretti avversari.)

Insigne 5: Ci sono un paio di giocate del 24 azzurro tra gli unici sussulti dalle parti di Berisha. Ma non basta in una gara dove il talento del classe ’91 partenopeo resta riposto negli spogliatoi. Qualche giocata d’autore, spesso più per la platea che per la sostanza, non salta praticamente mai l’uomo. Per lunghi tratti di gara persino indolente, con un passo cadenzato inadatto ad una disfida come quella dell’Atleti Azzurri d’Italia. Piglio, entusiasmo, tutto da ritrovare.

(Dall’81’ Giaccherini s.v)

Milik 5,5: Gasperini disegna un fortino sul quale il bomber polacco si infrange. La marcatura è asfissiante, latitano le occasioni giuste. Quando arriva, con una girata radente e velenosa trova la reattività di Berisha. Anche l’ex Ajax comunque, è inghiottito nel baratro di poca lucidità della sfida in terra orobica, anche quando chiamato al dialogo con i compagni di reparto nel breve.

Sarri 5,5: L’anno scorso, sulla panchina genoana, Gasperini fu un osso durissimo tra andata e ritorno. Cambiano gli interpreti ma non la filosofia, pressing asfissiante, densità totale riempiendo il campo alla perfezione in entrambe le fasi. Il risultato è un Napoli per un tempo a corto di idee e in debito d’ossigeno, vittima di un ritmo per larghi tratti insostenibile. Il tecnico azzurro cambia spartito, abbozzando nella ripresa persino un indedito 4-2-4 ma i ragazzi in campo non rispondono. L’Atalanta difende con ordine e patisce il minimo. Azzurri svuotati. Il computo, alla seconda sosta stagionale, resta positivo, ma certe uscite a vuoto sono veleno nello spirito di una squadra che vuole sognare, per davvero.

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