Hamsik e Lavezzi? No, vogliamo i grandi nomi!

Era l’estate del 2007. Il Napoli si apprestava a giocare il suo primo campionato in Serie A dell’era De Laurentiis. Da lì a qualche giorno, la truppa guidata da Edy Reja sarebbe partita per il ritiro austriaco di Feldkirchen, ma anche allora l’ambiente partenopeo aveva il morale sotto i tacchi.

Molti si aspettavano che, una volta tornati nella massima serie, il nuovo club guidato dal produttore cinematografico avrebbe rinforzato la squadra con nomi altisonanti, tali da infiammare il San Paolo. Le aspettative erano altissime, la delusione fu cocente quando vennero ufficializzati i primi due colpi del calciomercato estivo: Marek Hamsik ed Ezequiel Lavezzi. Del centrocampista slovacco si conoscevano le doti di giovane dal futuro molto promettente: il Napoli lo pagò al Brescia 5,5 milioni di euro. L’attaccante argentino invece, arrivò all’ombra del Vesuvio con una fama non proprio buona: nei giorni del ritiro austriaco c’era anche chi lo definiva grasso, classificandolo come il classico bidone arrivato dal Sud America. Per averlo, De Laurentiis sborsò al San Lorenzo 5,8 milioni di euro.

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Il giorno della presentazione, un caldissimo 16 luglio, resta per molti indimenticabile. Hamsik in tenuta balneare con infradito ai piedi, il Pocho in un completo nero molto kitsch, che lo fece sudare tantissimo durante le interviste di rito. L’atmosfera poi, si surriscaldò quando all’esterno dell’allora Holiday Inn arrivò una folta rappresentanza della tifoseria organizzata, che iniziò a contestare in maniera veemente l’operato di Pierpaolo Marino: i due calciatori, ai sostenitori azzurri, sembravano tutto tranne che i nomi giusti per innalzare subito il livello tecnico della squadra. Molti parlarono addirittura di una dura lotta per la retrocessione che attendeva il Napoli. In seguito furono acquistati il difensore Matteo Contini, i centrocampisti Emanuele Blasi e Walter Gargano, l’attaccante Marcelo Zalayeta. In pochi capirono l’importanza di quella campagna acquisti e, considerando che il campionato si aprì con la sconfitta interna per mano del Cagliari, l’ambiente andò subito in depressione.

Un paradosso, se si considera che, a fine stagione, il Napoli conquistò immediatamente un piazzamento in Europa. E protagonisti assoluti di quel campionato furono proprio Hamsik e Lavezzi, che per tanti anni (lo slovacco continua a farlo tutt’ora) avrebbero scritto pagine importantissime della recente storia calcistica partenopea. Solo che, ahi loro, non erano conosciuti. Dovettero vincere la diffidenza del popolo azzurro, che di lì a poco li nominò idoli indiscussi.

A distanza di quasi dieci anni ormai, il copione sembra essere lo stesso. Come se la Napoli del calcio vivesse in uno stato di perenne appartenenza al passato. Si chiedono i campioni, arrivano i Milik e gli Zielinski. Si contesta, arrivano i gol e la crescita dei calciatori. Una volta, Pierpaolo Marino disse: “A comprare i Messi e i Cristiano Ronaldo sarebbero bravi tutti. Ma il calcio si può fare anche spendendo meno soldi, mettendo sul tavolo di lavoro la forza delle idee”. Quella che, da sempre, è stata la linea guida del Napoli. Che in molti continuano a non apprezzare: la storia, evidentemente, non ha insegnato nulla.

 

 

 

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