Le pagelle di Dinamo Kiev-Napoli: Milik è un cecchino. Reina reattivo, Hamsik mai in partita. Ghoulam e Koulibaly…

Reina 6,5: Rapido e reattivo al primo di gioco, Sydorchuk lo scorge fuori dai pali e cerca il golazo da metà campo. La risposta dell’estremo difensore di Cordoba è pronta, una manata che vale tre punti. In uscita sicuro, una garanzia.

Ghoulam 6,5: Dalle sue parti scalpita Yarmolenko, stella e dieci della Dinamo. Serata probante, insomma, per il franco-algerino che soffre parecchio e riesce a domare i diretti avversario solo a targhe alterne. Non accade nell’azione che porta al guizzo di Garmash, quando Yarmolenko scodella il mancino sul secondo palo nella più serafica tranquillità. Se la fase di non possesso è, talvolta, croce, in avanti l’ex Saint Etienne si esalta. Nel momento più duro inforca il compasso e disegna una parabola dolce e carica d’effetto per lo stacco di Milik. Nella ripresa trova le giuste misure anche nel serrare i ranghi.

Albiol 5,5: Due passi sul prato dell’Olimpico e rischia grosso: marchiano errore in impostazione, assist involontario per l’accorrente Sydorchuk ma c’è Reina a fare ottima guardia. L’errore passa, le incertezze restano e la marcatura su Garmash in occasione del vantaggio ucraino è flebile, inesistente. Alla distanza cresce in sicurezza concedendosi, però, ancora qualche minima sbavatura.

Koulibaly 6,5: Qualche eccesso, come quando al ventesimo staziona con convinzione nell’inedita posizione d’esterno d’attacco e scatena l’ira di Sarri, o quando rischia un po’ troppo in gioco duro su Yarmolenko. Ma sono appunti di minima valenza a corredo di una prestazione solidissima: se i compagni palesano qualche appannamento di troppo lui, lui no. Che si tratti di svettare perentorio, giocare d’anticipo o ripiegare con rapidità l’ex Genk è la solita certezza, potente e decisa.

Hysaj 5,5: Rebrov sceglie come dirimpettaio del ’94 di Scutari il giovanissimo Tsygankov, peperino diciannovenne che non batte ciglio nonostante il palcoscenico d’altissimo prestigio. Il risultato è una gara complessa, fotografata – anche – nella sponda precisa del classe ’97 ucraino a sollecitare l’intelligente inserimento di Garmash.

Hamsik 5,5: La manovra stenta a raggiungere gli standard – meravigliosi – sciorinati solitamente. Tanto passa dalla prestazione opaca del capitano partenopeo. Di rado riesce ad accendere la lampadina, creando i soliti solchi di gran calcio sulla catena mancina che, invece, spesso è costretta a fare a meno delle intuizioni dello slovacco. Ritorno in Champions, insomma, da rivedere.

(Dal 61′ Zielinski 6: Grinta e corsa, ossigeno per la mediana. Si disimpegna bene, con la solita semplicità ed efficacia.)

Jorginho 6: Le dispense da metronomo sempre salde nel destro e nelle giocate dell’ex Verona. Per alcuni tratti della contesa soffre l’aggressività degli avversari sul portatore di palla e la resa ne risente. Una garanzia nel breve, meno quando cerca di verticalizzare, qualche imprecisione di troppo.

Allan 6: Manca ancora l’esplosività che ha abbagliato la scorsa stagione, soprattutto nelle ripartenze, spesso un’arma in più nelle soluzioni offensive azzurra. Corre comunque per tre, novanta minuti tutto d’un fiato sulle caviglie di chiunque attraversi la sua zona di competenza.

Mertens 6,5: Si accende a folate. Staziona nel mezzo, dividendosi tra la posizione di seconda punta e quella, consueta, sull’out mancino. Proprio sulla sinistra il lavoro difensivo non manca, complici le grandi manovre sulla catena di destra dell’undici di Rebrov. Strappi, però, che quando raggiungono il culmine diventano una fiocina affilata nei fianchi degli ucraini. Il giro a cercare il palo lontano un vero marchio di fabbrica: allarga troppo la misura – senza scorgere l’accorrente Callejon – nel primo tempo, solo la sfortuna gli strozza l’urlo in gola nella ripresa, un montante pieno che grida vendetta. Da un suo stacco germoglia il raddoppio.

(Dal 72′ Insigne sv.)

Callejon 6,5: Corsa a profusione, sapienza tattica anche di più. Equilibratore d’eccezione, sveste la maschera da cecchino d’area e ritrova le vesti di trattore sulla fascia di competenza, supporto continuo ad Allan e Hysaj. Minore – come già accennato – l’incisività negli ultimi venti metri, ma le priorità erano altre.

Milik 7,5: Lotta, dialoga con i compagni, spesso sul velluto, come gli conviene. Dà battaglia alla coppia di centrali avversari senza sosta. Sgomita sulla linea, cercando lo spunto propizio tra le maglie della Dinamo spesso con poca fortuna. Poi, quando abbina il gps al suo stacco, la partita trova il sentiero giusto: un cecchino, due stacchi d’antologia, il primo tutto potenza e precisione, leggiadro – quasi un lob – il secondo. Una doppietta per garantire tranquillità e carica giusta all’ingresso negli spogliatoi. E tre punti di platino in un girone da vivere da assoluti protagonisti.

(Dall’81’ Gabbiadini sv.)

Sarri 6,5: Undici preventivato alla vigilia che soffre più del solito nella prima frazione di gara. L’aggressività avversaria scalfisce sicurezze e fluidità nella manovra nonostante il pallino del gioco sia sempre appannaggio dei partenopei. Il Napoli ha, comunque, il merito di chiudere i primi 45′ di gioco in vantaggio. Così come l’intera posta in palio, in cassaforte, sebbene la gestione dell’uomo in più nel finale non sia dei migliori. Un esordio da brividi, dai campi della Toscana all’Olimpico di Kiev, con i tre punti diretti alle pendici del Vesuvio. Difficile, comunque, chiedere di meglio. Nessuno ha detto che sarebbe stato semplice.

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