La vera risposta alla Juve nel turn-over di Sarri. Cambia anche il tecnico ed il Napoli continua a vincere

Potranno cambiare i moduli, i giocatori, lo stile, ma non il risultato: a Palermo il Napoli si presenta col suo canonico 4-3-3, col suo gioco, con le sue idee e la sua identità. Cambiava poco, giusto qualche cambio: Maggio per Hysaj, Zielinski per Allan. Poi Insigne, preferito a Mertens, in un ballottaggio perenne che tra i due è destinato ad andare avanti: funziona così con gente che cambia gli equilibri della partita.

Un mini turn-over per dosare forze ed energie, in vista dell’impegno Champions che porterà via tempo, anche per recuperare condizione. Ed allora Sarri si adatta, facendo anche contento De Laurentiis ma dimostrandosi allenatore di mente, soprattutto nel cambiare gli interpreti. Ha segnato Higuain e, nel giorno del Pipita, le novità tattiche dell’allenatore azzurro non solo hanno strappato un sorriso ma anche fatto la differenza. Ed intanto il Napoli continua a vincere. Un tempo di studio, dominato peraltro. Una ripresa in cui, uno contro uno, il Napoli ha definitivamente schiacciato il Palermo, in soli venti minuto, col solito gioco corale a cui hanno partecipato tutti, anche gli osservati speciali: Maggio ha strappato applausi, anche dal tecnico, Zielinski si è confermato acquisto di spessore e prospettiva. Il futuro è suo, di questo ragazzo si parlerà.

IL CAMBIAMENTO – Nell’intervista rilasciata a Mediaset Premium alla vigilia della sfida del Barbera, sembrava che Sarri si fosse lamentato, un po’ per il calendario, un po’ per la rosa, arricchita ma in questo momento corta, complice la mole di impegni e i tanti giocatori al primo o al secondo allenamento col gruppo. A Palermo, per sbrogliare la matassa, è servita una leggera modifica, anche per cambiare un undici, da un anno a questa parte, sostanzialmente fisso. Oggi gli uomini ci sono, la qualità mista all’esperienza dei veterani regalano al Napoli ulteriori certezze da cui ripartire e su cui continuare a costruire il progetto. Dietro tutto ciò la mano sapiente e ragionevole del tecnico, che si adatta, diciamolo, anche ai suoi giocatori, che si dimostra meno integralista e ossessivo del previsto, ragionando anche e soprattutto in funzione dei prossimi impegni: Kiev prima, Bologna poi. È un buon punto di partenza, sicuramente, per il futuro: Sarri, si è capito, schiererà tutti e farà alternare, come giusto che sia, i giocatori. Più ponderazione, più senno dello scoreinarso anno, quando la rosa realmente era corta e non resse l’impatto post Stadium del 13 febbraio. Ora la musica è cambiata e rispondere alla Juve così è il passo giusto da compiere. Si dovrà continuare su questa falsariga, poi certo, conta anche l’avversario che uno ha di fronte.

UNA COOPERATIVA – Il 4-3-3, dicevamo, già apprezzato lo scorso anno ed oggi sempre più collaudato, permette a tutti gli interpreti di giocare e farsi sentire. Una cooperativa, insomma, l’undici schierato da Sarri, col numero venti che comincia a insegnare calcio e il numero undici che, contro l’età ed il tempo che passa, dimostra di tenere a questa maglia come a poche cose. Morto un re se ne fa sempre un altro: addio Higuain, questa squadra può vivere senza e dopo il Pipita, appunto, c’è vita. Ed è una vita contrassegnata da ventitré calciatori: non c’è più il monopolizzatore, c’è la squadra, c’è Callejon, c’è Hamsik. C’è la certezza di un gruppo più forte e capace di superare qualsiasi addio. E poi c’è la mano, la mente di Sarri. Il futuro non è bianco né nero, ma azzurro.

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