L’accusa di Repubblica: “Saluto romano e Faccetta nera, che pena allo Juventus Stadium: è apologia del fascismo!”

La Juventus vince e convince, manda in estasi i suoi supporter e si gode Higuain prima, Pjanic poi. Non c’è mai stata partita, mai una macchia, una parvenza di vulnerabilità per i ragazzi di Max Allegri. Sassuolo mai realmente in campo, è troppa Juve per i neroverdi. 

Se però sul rettangolo di gioco non ci sono state macchie, sugli spalti la situazione è diametralmente opposta. Infatti, il quotidiano Repubblica, lancia una pesante accusa ad una parte degli ultrà bianconeri che, a fine partita, si sono lasciati, forse un po’ troppo, trascinare dall’ “entusiasmo”, se così si può definire un gesto che non merita commenti.
Coreografia-curva-Juventus
Infatti, si legge sul quotidiano, un gruppetto di ultrà a torso nudo, a fine partita, ha prima intonato l’Inno di Mameli, poi eseguito il Saluto romano (gesto eloquente e simbolo del regime fascista n.d.r) per poi cantare Faccetta nera, canzone composta nel 1935 nell’Italia di Mussolini in funzione di propaganda per l’invasione dell’Etiopia, quando il Duce pretese che il popolo andasse a prendersi il suo “posto al sole”.

“Una macchia da cancellare, assolutamente, magari con l’ausilio delle telecamere. Una pena quanto visto allo Stadium, oltre che un reato penale: è apologia del fascismo” – scrive Repubblica.

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