Caro Gonzalo, fa molto male ma era inevitabile: è giusto separarsi, ci siamo dati tutto

Caro Gonzalo, 

Quest’oggi ci diciamo addio. Esatto, addio: nemmeno “ciao”, nemmeno un saluto, d’altronde è la strada che hai scelto, diciamolo chiaramente. Non facciamo gli ipocriti, meglio lasciarsi così, ognuno per la sua strada e, come diciamo da queste parti, chi si è visto, si è visto. Un fulmine a ciel sereno la notizia che stavi per andare alla Juve, nessuno ci credeva ma alla fine è tutto vero. Dall’azzurro del cielo ai colori spenti e grigi di quella maglia che, calcisticamente, odieremo sempre. Perché loro sono forti, ricchi, hanno vinto e vincono, facilmente anche, perché così deve andare. Noi invece non siamo abituati a tanto lusso: le cose le meritiamo, sì, sul campo. Ce le fatichiamo, guadagniamo lavorando sodo e, in fondo, sognando anche un po’. Avevamo fatto lo stesso con te, insieme a te. Da quando sei arrivato, dal momento in cui, sbarcato in Italia, con la sciarpa al collo, ti abbiamo accolto e coccolato, amato più e più volte. Hai deciso di ripagarci così: lasciando l’affetto per i soldi, preferendo anni di vittorie facile ad altri di lotte e sacrifici per strappare una soddisfazione che, per il tuo ego sarà misera ma per noi risulta essere l’unica via di fuga da una quotidianità di sofferenze, maltrattamenti, discriminazioni. 

Ma andiamo con ordine perché, anzitutto, un grazie almeno ti è dovuto: sono state tre stagioni intense, fatte di gioie, vittorie, trionfi, ma anche di sconfitte e cocenti delusioni. In fondo, la sensazione che ci accomuna è una ed una soltanto: ci siamo dati tutto quel che potevamo darci, nulla più. Settantuno gol, a ventinove anni. In mezzo tante battaglie: la Champions, la vittoria che ci costava l’eliminazione contro l’Arsenal, le tue lacrime. Ci avevamo creduto, lì era partita la scintilla, la nostra. Poi il terzo posto, ma che importava. Avevamo te, il resto non contava molto. L’anno dopo ancora una delusione, con il terzo posto che ci sfuggiva. Non eravamo felici ma importava poco, perché consapevoli che ci saremmo rifatti subito e così è stato. La punta di diamante del nostro amore, ed anche il punto di svolta, in negativo, paradossalmente, è stata Udine, con quell’espulsione, con le ennesime accuse, non le prime da parte tua, nei confronti di chi non poteva sopportare un’altra squadra al primo posto. Per questo e per tutto quanto fatto con la nostra maglia ti meriti un grazie, perché da fuoriclasse, ti sei messo in gioco, nella nostra realtà, preferendo noi ad altri e ben più blasonati lidi calcistici. Credevamo fosse così, perché poi oggi tutto cambia. Sembrerebbe normale, ma non lo è. Ti abbiamo amato, apprezzato, difeso, anche quando nessuno ti voleva e i trentasei gol erano solo un sogno. E poi sei stato visto come uno di noi, sotto la curva, quando cantavi e saltavi, dicevi di difendere la città, i colori, la maglia, la storia.

Alla luce di tutto questo, il tuo, caro Gonzalo, è un tradimento, di quelli pesanti, di quelli che non ti scordi mai, fino alla fine della tua vita. Stai scappando, sei andato via come un codardo, deludendo milioni di cuori azzurri, spezzando i sogni e le aspettative di un intero popolo radunatosi a Napoli, a Dimaro, ihiguainn ogni dove, aspettandoti. E forse hai deluso anche te stesso, te lo ripeto: mentre ti sentivi napoletano, hai deciso di indossare, allo stesso tempo, un’altra maglia. E ci sta, ma non quella e questo non te lo perdoneremo, né ora né mai. Per noi è un affronto, grave, bastardo, duro. Le nostre strade si separano, così, come giusto che sia e il nostro cuore, da te lacerato, non avrà spazio per ricordi ed emozioni: tutto spazzato via, con una firma che, da oggi, ci rende nemici. Segnerai, so che lo farai, ancora tanto. Vincerai, lo farai, chissà quanti trofei. Ma non avrai mai, mai, mai più quello che hai avuto qui dove da gran calciatore sei diventato campione a tutti gli effetti. Sul campo, non nella vita. Perché altrimenti, staremmo parlando di un’altra storia. Ma il calcio, oggi, è questo. Da oggi non sarai Gonzalo Higuain, ma il nuovo, indiscutibilmente l’unico “core ‘ngrato”. E così ti ricorderò, così ti ricorderemo. Consapevoli, ancora una volta, di esserci dati tutto. Eccetto un lieto fine: non dovevi far sì che finisse in questo modo così triste, codardo e soprattutto infimo.

Un tifoso azzurro, uno qualunque. 

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