Gli attacchi di Nicolas, i silenzi del Napoli, la volontà del Pipita: tra rancore ed attese, che brutto lasciarsi così…

Ormai il dado è tratto: Nicolas Higuain è un fiume in piena e continua a scatenarsi, a suon di parole, contro il Napoli. È strano, veramente strano sentir dire certe cose dalla stessa persona che, solo sei mesi fa, parlava in tutt’altro modo, ma d’altronde il calcio di oggi è così: non illudiamoci, l’unica bandiera che si segue è quella dei soldi, gli altri legami, di ogni genere,  sono cosa superflua e una sfumatura nemmeno troppo necessaria. Quel che sembra certo è che la storia d’amore tra Napoli, città e squadra, ed Higuain, è ai titoli di coda. Quel che seguirà è una lunga attesa, per sapere il futuro dell’argentino e, di conseguenza, quello dei partenopei. Ma andiamo con ordine.

LE RAGIONI E I TORTI DEL PIPITA – Nicolas è stato chiaro: lui ed il fratello si sono messi dalla parte della ragione, in qualche modo, scaricando le colpe sulla società, rea di non aver rispettato determinate promesse e di non volere costruire una squadra vincente fin da subito. Il Pipita è deluso e ci può stare. Si aspettava di più, ci può stare. Il Napoli non è ancora una società completa sotto tutti i punti di vista, e ci può stare, in quanto un processo di crescita è fatto di step che, gradualmente, si raggiungono. Quel che manca è mentalità nel gestire certi casi, al di là di carenze e mancanze che ancora ci sono e che probabilmente ci saranno ancora nei prossimi mesi, questa è cosa certa. È chiaro che il giocatore voglia determinate garanzie, è chiaro che l’agente, nonché fratello, faccia gli interessi del suo assistito ma questi attacchi molto, molto forti, a distanza, con determinate parole, sono un colpo basso che macchia in qualche modo il Pipita ed offende, non poco,  il Napoli. Un colpo basso, non c’è che dire, un attacco vile e codardo: sì, avete letto bene. È il gioco delle parti, ci mancherebbe, ma ciò non toglie lo squallore della cosa. Parlare via radio, senza cercare i diretti interessati, evitando un faccia a faccia da uomini,  andar raccontando cose che sarebbero dovute rimanere tra le parti, ai quattro venti, fa capire una sola cosa, per cui non occorre avere particolari competenze: Higuain vuol andar via, presumibilmente c’è una squadra che corteggia con insistenza, Nicolas fa il suo lavoro, come il miglior intermediario tra l’elemento di una coppia e il suo amante. È cosa nota, la si vive nella quotidianità una situazione del genere e quando ci vuole, ci vuole: la verità è questa, non vi sono altre ragioni. Oggi l’ennesima puntata della telenovela: un anno fa, dopo la debacle contro la Lazio, che costò la Champions all’ultimo Napoli di Benitez, in seguito ad una aggressione, fortunatamente senza conseguenze, il Napoli non chiamò nemmeno il giocatore. Ecco, ora ricordare un fatto successo più di un anno fa, dopo che di acqua sotto i ponti ne è passata, ed anche parecchia, francamente è assurdo e conferma, a maggior ragione, la nostra tesi.

I SILENZI – La società, lo abbiamo detto, ha le sue colpe ma attenzione, la strategia scelta, quella del silenzio, è quantomeno sensata, finora. Rispondere non farebbe altro che aumentare la polemica e significherebbe scendere allo stesso livello dell’entourage del Pipita: parlando a terzi di cose che si sarebbero dovute affrontare a quattro occhi, ingigantendo la cosa e soprattutto compromettendo ancor di più un rapporto che, alla luce dei fatti, è già compromesso. E probabilmente il fine ultimo delle parole di Nicolas è proprio quello: provocare il Napoli per accelerare la procedura per il divorzio. Quindi linea corretta quella dei partenopei: si va avanti, pensando al mercato, al futuro, magari provando anche a smentire qualche accusa e a rispettare vecchie promesse. Il tempo sarà galantuomo, in questo caso. Intanto è iniziato il giocoforza tra colui che attende, l’innamorato, e chi è oggetto dell’attesa, Higuain.

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LA LUNGA ATTESA –  Intanto è iniziato il giocoforza tra colui che attende, l’innamorato, ovverosia il Napoli, e chi è oggetto dell’attesa, Higuain. Far attendere è una forma di potere che si esercita, chi aspetta invece certifica la sua dipendenza, il suo assoggettamento all’altro. Ora è chiaro che il coltello dalla parte del manico è di Higuain, il Napoli può provare a ricucire lo strappo, aspettando il momento giusto, cioè che si compia l’inevitabile, ovvero che ognuno prenda la propria strada e ci si saluti. Oppure agendo di conseguenza: affrettando la cessione di Higuain, rinunciando a qualcosa sulla clausola, investendo i soldi su un altro attaccante di livello e continuare nel proprio progetto. Perché, alla fine dei giochi, questa situazione sta stretta a tutti: al giocatore, al Napoli, che in caso di mancata cessione avrebbe uno scontento in casa (cosa da scongiurare) e alla piazza, che intanto si spacca. Quel che è certo è che il futuro va deciso subito. Come in ogni cosa, resteranno ricordi, emozioni, brividi indimenticabili. In un calcio che non conosce più valore, rispetto, legami, viene spontaneo però dire una cosa: dopo tre anni, dopo tutto quello che si è passato insieme, che brutto lasciarsi così….

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