Champions League, ecco perché il Napoli può dire la sua

Tremano le gambe, la voce è rotta dall’entusiasmo e dalle urla di gioia. Avete mai provato a cantare ripetutamente “Un giorno all’improvviso” senza perdere la voce? Eppure 60 mila persone hanno avuto ancora la forza di accompagnare l’inno della Champions, urlandolo a squarciagola: ci saremo anche noi. Sì, il Napoli ci sarà, ha conquistato il secondo posto ed è tornato nell’Europa che conta dalla porta principale, sul red carpet dove di solito le star si prestano ad applausi e fotografi. Il Napoli l’anno prossimo se la vedrà con le star, con i colossi finora ammirati soltanto in televisione. Il purgatorio dell’Europa League è durato due intere stagioni in cui la musichetta della Champions è sembrata soltanto un ricordo lontano e sbiadito. Effettivamente dalla prima competizione continentale (per importanza) il Napoli non si è lasciato nel migliore dei modi: l’ha salutata con le lacrime di Higuain a qualificazione mancata con l’Arsenal, le ha poi detto addio anzitempo con l’Athletic Bilbao, prima ancora di entrare nel vivo della competizione.

È POSSIBILE PERCHÈ… – Oggi però è un’altra musica. Un altro “The Champions”. Un urlo più maturo e consapevole, un urlo di chi la competizione ormai la sente propria. Perché la prima volta che la musichetta echeggiò all’interno del San Paolo, il Napoli era un semplice ospite, quasi una squadra cuscino, la cenerentola di un girone infernale. Forse è stata proprio la magia di quella musichetta, l’alchimia della fusione con il pubblico di Fuorigrotta, a far raggiungere gli ottavi a quel Napoli. Un traguardo insperato quanto meritato. Ecco, ripetere quell’impresa sarebbe un sogno, ma forse è anche una possibilità concreta. Perché il Napoli è più maturo, più esperto, in Champions League in appena due edizioni ne ha viste di cotte e di crude. E poi perché gioca un calcio corale e spettacolare, un’orchestra che riproduce suoni estasianti. E poi ancora perché ha un attacco che, con 106 goal segnati in stagione, ha poco da invidiare ai top club europei. Sì, siamo convinti: il Napoli può fare bene in Europa, gli ottavi sono alla portata e Maurizio Sarri può veramente diventare un uomo copertina. In fondo avete mai visto un allenatore con tuta, sigaretta e bel gioco in Europa? Sì, siamo convinti, e se potessimo puntare un euro sul Napoli agli ottavi (o, incrociando le dita, oltre) lo faremmo.

È DIFFICILE PERCHÈ… – Eppure, c’è un grosso punto interrogativo. Un’incognita destinata a restare tale per i prossimi mesi, fin quando non apriranno i battenti del mercato. La rosa del Napoli è corta, questo non è un segreto: riusciranno ADL e Giuntoli a piazzare quei 4-5 colpi per ridurre il gap con le big d’Europa? Perché è vero che il bel giuoco e la qualità fanno spesso la differenza, ma è anche vero che quando le gambe smettono di reggere si rischia di mandare tutto all’aria. Un pericolo concreto da evitare con il calciomercato: chi porterà in dote l’estate? Altro tasto dolente è l’esperienza dei calciatori: Hysaj, Allan e David Lopez sono all’esordio assoluto nella manifestazione, Jorginho, Koulibaly e Ghoulam hanno ascoltato la musichetta napoli esultanza championsdella Champions soltanto nello sciagurato preliminare con l’Athletic Bilbao, Insigne a sua volta vanta solo l’esperienza dell’autunno 2013.

EPPURE… – Sembrerebbe una sconfitta in partenza, ma forse non è così: perché c’è un certo Pepe Reina che di Champions se ne intende. E lo stesso vale per Albiol (a patto che resti) e Higuain. Sì, il passaggio del girone è possibile, anche perché il Napoli con ogni probabilità sarà inserito in quella seconda fascia che permetterebbe di evitare alcune grane (una tra Atletico e Real sicuramente, senza considerare Borussia e Arsenal, sfidanti nel 2013). Insomma, Napoli attende trepidante l’inizio di una stagione – si auspica – memorabile: la voglia è tanta, l’obiettivo è quello di competere nuovamente (e, si spera, vincere) con la Juventus per il tricolore, cercando (perché no?) di togliersi qualche sfizio in Europa. E se poi gli ottavi diventassero troppo stretti, allora diventerebbe davvero una stagione memorabile.

Vittorio Perrone
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