Dieci anni dopo ancora il Frosinone: Sosa e Higuain simboli di due epoche diverse

Napoli-Frosinone è una sfida dalle mille sfumature, oltre all’importanza di una vittoria azzurra che darebbe accesso diretto alla Champions League, quella del San Paolo è l’occasione per riportare alla mente un’immagine bellissima, forse una delle più belle degli ultimi dieci anni della storia partenopea.

Il numero dieci. A Fuorigrotta, dieci anni fa, si sfidavano Napoli e Frosinone: anche quella volta ultimo turno del campionato ma importanza decisamente imparagonabile a quella di oggi. La squadra azzurra si era già assicurata il primo posto in Serie C e la qualificazione in serie B ma durante quella partita accadde qualcosa di straordinario: regolamento voleva che la numerazione delle maglie andasse dall’1 all’11 e così Roberto Carlos Sosa indossò per l’ultima volta la maglia numero 10, riuscendo anche a mettere a segno la rete del pareggio, scoppiando in un lungo pianto di gioia per esser riuscito ad omaggiare, a modo suo, la più alta espressione del calcio mai passata per Napoli, Diego Armando Maradona, che quel numero l’aveva cucito addosso con una maestria tale da non permettere (quasi) a nessun altro di portarglielo via. Impossibile dimenticare le lacrime così profonde e sincere di quel ragazzo argentino che rappresentò per gran parte dei tifosi il simbolo della rinascita del club azzurro dopo il calvario del fallimento e della serie C. Sotto la divisa ufficiale una maglia celebrativa diventata oramai un gettonatissimo slogan: “Chi ama non dimentica“.

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Ancora un argentino. Ebbene si, perchè se dieci anni fa era il Pampa Sosa ad infiammare i cuori azzurri, oggi la dinastia albiceleste viene portata avanti dall’ennesima perla proveniente dalla terra del tango, Gonzalo Higuain. Stasera il Pipita ha l’occasione di regalare al popolo azzurro una gioia inestimabile, ha la chance di ritagliarsi un pezzo di storia che nessuno potrà cancellare, ha l’occasione di essere ricordato anch’egli tra 10 anni o forse molti molti di più. Non c’è paragone tecnico che regga tra i due attaccanti argentini ma quello che li accomuna è il senso di appartenenza: Sosa non perde occasione per dichiarare amore ad una squadra e ad una città che probabilmente hanno rappresentato il punto più alto della sua carriera, mentre Higuain, nonostante le costanti voci di un suo addio, ha sempre dimostrato di voler lottare con tutte le forze possibili per regalare a Napoli qualcosa di straordinario, qualcosa che renderebbe gloria ad una piazza tra le più calorose d’Europa. Quanti, dopo una stagione deludente come quella passata e dopo un rigore “irriguardoso”calciato alle stelle, avrebbero deciso di restare? Lui l’ha fatto e gli dei del calcio hanno premiato la sua scelta.

Dalla C alla Champions. Da un Napoli reduce dalla vittoria nel terribile campionato di C1 a un Napoli pronto a varcare la soglia della più importante vetrina internazionale, la Champions League. La progressiva crescita di questa squadra e di questa società nei dieci anni anni trascorsi è qualcosa di eccezionale: toccherà stasera agli uomini di Sarri fare in modo che la sfida al Frosinone possa diventare per la seconda volta un passaggio estremamente felice nella storia del club azzurro.

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