Ancora Torino, ancora un crocevia: questa volta in campo con consapevolezza e testa sulle spalle

Ci risiamo, ancora una volta: Torino, punto d’arrivo di una stagione, crocevia fondamentale per decidere il domani, prossimo, quello vicino ma, perché no, anche quello lontano. Il Napoli che esce dal ventre del San Paolo, dopo aver battuto l’Atalanta, non ha tempo per respirare: la prima di tre finali è andata, consapevoli di una Roma che incalza sempre più e che a Genova ha battuto i padroni di casa con grinta e determinazione. Occorreva rispondere e, a modo suo, il Napoli ha fatto parlare il campo mandando più di un messaggio e facendo capire a tutti che, in fondo, all’Olimpico, un po’ per la sfortuna, un po’ per un calo fisico e mentale, i giallorossi hanno avuto la meglio. Ma questa è un’altra storia.

Testa a Torino, si diceva. Sì, perché ancora una volta, all’ombra della Mole, si deciderà la stagione azzurra. Era già andata così il tredici febbraio scorso, e finì in lacrime: Zaza ghiaccia tutti, a tempo scaduto. Una beffa, un pugno, una delusione, con tutte le sue conseguenze. Ora, da domani, non ci saranno seconde opportunità: è la logica di ogni finale che si rispetti, c’è chi vince e chi esce sconfitto e questo Napoli, a due giornate dalla fine, non può permettersi ulteriori intoppi che vanificherebbero, a quel punto si, tutto quanto di buono costruito nelle precedenti trentasei gare disputate.

Torino_tifosi_2Crocevia, si diceva. Purtroppo, o per fortuna, è così. A Torino, nel bene e nel male, il Napoli riceve i suoi verdetti. Disfatta dello Stadium a parte, sembra quasi uno strano scherzo del destino quello di andarsi a giocare il campionato nella casa dei cugini dei bianconeri, quello stesso Torino battuto al San Paolo all’andata e sconfitto dalla Juve in una delle partite clou di questa stagione, con annesse polemiche, una di quelle che ha indirizzato il tricolore verso Vinovo. Nonostante non abbia più obiettivi, il Toro resta un avversario ostico che venderà cara la pelle: il Comunale Olimpico è, da qualche settimana, “Grande Torino”, il pubblico chiede vittorie prestigiose per riscattare una stagione fatta più di bassi che di alti e, inoltre, c’è la voglia di non deludere ancora. Per tanti motivi il Toro giocherà la cosiddetta partita della vita e cercherà di impedire al Napoli di raggiungere il suo obiettivo e coronare un piccolo sogno: quello del ritorno nell’Europa dei grandi, che forse troppo ha sofferto l’assenza dei partenopei.

Ma come arriva il Napoli a Torino? E, soprattutto, con quali differenze rispetto al maledetto tredici febbraio? Con una forma fisica migliore, per prima cosa. Con la testa libera, secondo punto: meno stress, meno paure, meno timori e soprattutto più convinzioni, più certezze, più consapevolezza nei propri mezzi. E con la mentalità della squadra che sa che questo secondo posto è un personalissimo scudetto, una grande ed insperata vittoria per un gruppo partito tra mille incertezze e sul tappeto rosso non in Italia ma in Europa. C’è un secondo posto da blindare e custodire gelosamente, per cinquanta milioni di motivi: il Torino è avvisato, a questo crocevia sarà vietato sbagliare.

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