Napoli, l’esercito delle piccole verità

Piccole consapevolezze crescono. Giorno dopo giorno, mattone dopo mattone. Tutto hanno lo stesso peso specifico, a prescindere da quanto voluminoso possa apparire dall’esterno. E’ lì imperterrito il Napoli di Sarri. Il Golia bianconero è un gigante che sembra non avere punti deboli, in grado di terrorizzare anche le grandi d’Europa. Va combattuto e decapitato utilizzando le sue stesse armi: fame e voglia di sorprendere. Assemblando il puzzle dei dettagli, gladiatori silenziosi e vincenti.

Piccole distanze, grandi tormenti. Essere perennemente legati all’andamento della Juve sottrae serenità, e l’ambiente Napoli prova ad alleggerire le pressioni ogni qualvolta se ne presenta l’opportunità. Non si può incidere sul risultato di una concorrente, come ha saggiamente ricordato il mister, tanto vale concentrarsi esclusivamente sul proprio cammino. Perchè a -3 dalla vetta i partenopei hanno un’occasione unica e devono sfruttarla al meglio, o almeno provarci con tutte le forze. Se dall’altra parte si collezionerà un numero di vittorie mai viste nella storia della nostra serie A, ci si potrà solo arrendere e applaudire. Sapendo, in ogni caso, di aver sarricreato un giocattolo strabiliante, con un occhio più che speranzoso verso il futuro. Cedere il passo commettendo delle ingenuità, d’altro canto, sarebbe invece imperdonabile. Un vero e proprio delitto se addirittura corrisponderà a qualche scivolone dei campioni d’Italia.

In quest’ottica va riconosciuto e premiato l’enorme salto di qualità effettuato da questa squadra nei confronti diretti con le cosiddette piccole. Punti pesantissimi ai fini degli obiettivi prefissati, determinanti in misura maggiore rispetto alle sfide di cartello. Nei meandri degli “undici dietro la linea della palla” o degli stadi roventi di periferia, sono sfumati tanti traguardi per gli azzurri nelle stagioni passate. Autentico cambio di rotta quest’anno: il Napoli non lascia nemmeno le briciole fin dall’infausto pomeriggio di Bologna di inizio dicembre. Poi solo vittorie, sofferte com’è inevitabile ma spesso convincenti. Ultima della serie quella ottenuta con il minimo scarto sul campo di un Palermo shakerato dal suo presidente e con moti d’orgoglio latenti. E anche quando non si domina sul punteggio, l’autorevolezza nel tenere sempre la partita in mano è ben diversa dalle prestazioni balbettanti di solo un anno fa. Bastavano la foga e il ritmo impresso alle gare da squadre con nulla da perdere per mandare in bambola gli undici azzurri. La crescita caratteriale e nella fiducia a livello individuale e collettivo è esponenziale.

1-0. Fragile, barcollante, insicuro. Ma anche fiero e imponente pur nella sua minuta statura. Sono i due volti contrastanti del classico punteggio perfetto. Occorre solo ammirarne il profilo migliore. La settimana scorsa tessevo le lodi della Juventus e delle sue vittorie con il minimo scarto, decisive soprattutto nei periodi meno brillanti. Solidità ed equilibrio, nonchè il cinismo di saper concretizzare tutto quanto è concesso dagli avversari. L’1-0 vale comunque tre punti, la porta inviolata forse anche di più in termini di ricompensa dei propri sforzi. Certo chiudere a chiave le partite in cui si dimostra una netta superiorità è più salutare che attendere il 95’ con il cuore in gola. Ma sono piccole imperfezioni di un’opera in continuo divenire. Specchiarsi troppo può farti apparire più afffascinante ma il pragmatismo alla lunga paga sempre. Va bene divertirsi, anzi è probabilmente la base di ogni successo, ma anteporre il “dovere” è un precetto impartitoci sin dall’infanzia.

A fari spenti, con prudenza ma senza sosta. I piccoli cambiamenti della gestione Sarri hanno queste prerogative. E quando si valorizza un prodotto evidenziandone peculiarità mai notate prima, ecco che la domanda prende quota e a volte oltrepassa le aspettative. Sarri è entrato nel mirino di molti palati fini, motivo per cui il suo rinnovo pendente riempie (inutilmente) pagine di giornali. Ma è troppo facile soffermarsi sui corteggiamenti all’ex banchiere o al Pipita che insegue la Scarpa d’Oro. Sono i gregari a raccontare il miracolo Napoli. Sono le sirene, soprattutto inglesi, che risuonano sempre più insistenti sui vari Koulibaly, Jorginho, Allan, Ghoulam. L’anima di una creatura che esibisce spavalda ogni sua cellula, con la capacità di valorizzarle e renderle appetibili. Ma la merce è in vetrina soltanto a scopo espositivo. Distribuita sugli scaffali per vendere sogni.

Ivan De Vita

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