La difesa da blindare e il riscatto in trasferta: quante motivazioni per il Napoli a Palermo

Quanto conta ora non avere paura! O forse la paura è la miccia che può accendere il “fuoco” del Napoli. Quanto conta, soprattutto, svuotare la mente, come se quei 6 punti che dividono Napoli e Juventus fossero inesistenti, come se gli stessi bianconeri lo fossero. Anche Sarri l’ha detto: “Chi guarda la Juventus è una testa di…” – frase seguita da un termine che non lascia spazio all’immaginazione.

MALEDETTE TRASFERTE – Quanto conta – più di ogni altra cosa – vincere. E farlo fuori casa, poi, sarebbe una soddisfazione ancora maggiore. Higuain e compagni, infatti, non vestono i panni dei corsari da ormai più di un mese. Era il 3 febbraio quando proprio il Pipita e Callejòn gelavano un Olimpico di Roma deserto quanto incivile. Poi la tragedia consumatasi a Torino, la sconfitta nella torcida del Madrigal e il pareggio nella terra dei Medici, più comunemente nota come Firenze. E allora il Palermo, tappa da vincere (per usare termini ciclistici) obbligatoriamente per una sarri calzonasquadra che proprio in trasferta ha ottenuto le vittorie più larghe e il titolo di campione d’inverno: le soddisfazioni maggiori, certo, ma anche le – poche – delusioni. La Caporetto consumatasi a Bologna, l’esordio nefasto a Reggio Emilia, il maledetto J-Stadium e, ultima solo in ordine cronologico, l’eliminazione dall’Europa League.

TENUTA STAGNA – Dunque si riparte da Palermo, tappa facile solo sulla carta: l’anno scorso Dybala e compagni fecero impallidire gli azzurri con una lezione di calcio: 3-1 e Napoli rispedito nel limbo, lontano dal terzo posto a lungo inseguito nella scorsa stagione. Era un Napoli diverso, distante anni luce da quello sfavillante attuale. Che, occorre ripeterlo, ha la sua forza nell’equilibrio e nella tenuta stagna della fase difensiva, quella che lo scorso anno latitava (chi ricorda gli oltre 70 goal subiti in stagione? O la papera di Rafael proprio a Palermo?). Ecco, la tenuta stagna di Koulibaly, Reina e partner è stata minata recentemente: la retroguardia in maglia azzurra incassa goal da ormai 6 partite (Villarreal incluso).

MOTIVAZIONI – L’ultima gara chiusa con la porta inviolata risale al 7 febbraio (Carpi).  A Palermo, dunque, le motivazioni sono tante e non ci sarebbe nemmeno il bisogno di elencarle: diciamo che basterebbero le iniziali “J” di Juventus e “S” di scudetto per caricare gli azzurri. Se poi ci aggiungiamo la voglia di tornare a vincere in trasferta e un Palermo disastrato, allora il cocktail è servito. Ma non ditelo a nessuno.

Vittorio Perrone
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