Dalla delusione iniziale alla leadership dello spogliatoio: la vittoria di Maurizio Sarri è tutta nelle parole di Maradona

Parla e, quando lo fa, il rumore è tanto. Diego Armando Maradona, l’idolo indiscusso di una intera città, simbolo di una cultura mondiale, smuove inevitabilmente le acque. Con D10S, insindacabilmente, si fanno sempre i conti e il suo essere capopopolo non è una novità: ciò che esce dalla sua bocca è legge, anche a distanza di anni la gente, la sua gente, continua a seguirlo e a venerarlo come se fosse una divinità scesa in terra e, per il calciatore più forte di sempre, l’accostamento col fattore divino è persino troppo poco. Tocca tanti temi, Diego: uno come lui non ha mai avuto peli sulla lingua, non ha freni, così come era imprendibile in campo lo è davanti alle telecamere. Parla e dice quel che pensa, con sincerità.  Non è sfuggito all’occhio di Diego nemmeno Maurizio Sarri, bacchettato e poi subito elogiato quando i risultati hanno cominciato a dare ragione all’ex tecnico dell’Empoli.

PRIMA – Ci era andato giù pesante il Pibe de Oro. Qualcosa di Sarri non lo convinceva e, certamente, i risultati iniziali confermavano le parole di Maradona che, come suo solito, in quel momento infiammò l’intera piazza, ancora non convinta dalla scelta di De Laurentiis di puntare tutto sull’umile Maurizio da Figline Valdarno, un “toscanaccio” dal cuore napoletano. “Credo che Sarri non avesse ancora il controllo dello spogliatoio” – ha sottolineato Diego che, nel frattempo, si è anche scusato, nei mesi precedenti. Ecco, il punto focale è tutto lì: il controllo dello spogliatoio, la chiave per ogni successo, la componente fondamentale per plasmare un gruppo. Ed attenzione, perché il concetto di “plasmare” è fondamentale in tutta questa storia.

DOPO – Le parole di Maradona confermano che il personalissimo colpo di stato firmato da Sarri c’è stato: l’allenatore in tuta, tutto lavoro e tattica, ha conquistato lo spogliatoio ed ha creato, con fare da demiurgo, un gruppo solido che vede in lui la sua guida principale e che lo segue, sempre. Perché Sarri ha dato equilibrio, serenità, spensieratezza. Ha (ri)portato calma tra i suoi, ha dato dei dettami da seguire, ha insegnato loro il rispetto per tutti ed ha inculcato a tutti, da Higuain ad Hamsik a Reina ad Albiol, gente abituata a vincere insomma, il concetto di “fame”, fondamentale in ogni settore, ancor di più nel calcio dove, se manca quella voglia di divorare il mondo e di conseguenza gli avversari, le cose si complicano, e non poco. In una sola parola Sarri è diventato leader, indiscutibile, centrale, fondamentale. Lo spogliatoio è suo, il segreto del successo è tutto lì. E poi qualche rivincita: il rispetto dei colleghi, il rispetto di chi parlava a vuoto, il rispetto di chi magari, in passato, gli avrà detto “non ce la farai, Maurizio”. Alla fine la vittoria più bella, comunque finisca questa stagione, è sua. Perché, dopo aver assunto la guida dello spogliatoio, Sarri è pronto ad un’altra missione: quella di aprire, finalmente, un ciclo vincente all’insegna del bel gioco e della qualità. Alla fine ha conquistato tutti, anche Diego: ma ve lo immaginate Sarri che fuma davanti alla tv e che si commuove, alternando una lacrima ed un sorriso, per le parole di Maradona, suo idolo? Noi si, e la scena è decisamente fantastica. 

GENNARO DONNARUMMA
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