Europa dolce, poi amara: la competizione dei record si trasforma in beffa clamorosa

La brillantezza va via ogni secondo che passa, ad ogni azione che si spegne con un nulla di fatto. È un Napoli che cade giù, ma non in picchiata: lo fa lentamente, dopo essersi acceso a più riprese. Illusorio, forse. Di sicuro, vittima di un momento poco amichevole con gli dei del calcio. Qualcuno si sta infatti riprendendo tutto il bello elargito nella prima parte della stagione: allora tocca tenere duro, stringere i denti, serrare le fila.

Tocca però anche analizzare, scandagliare. E pure criticare. Poiché è da questi momenti che si finisce per crescere, è da qui che una stagione sa prendere una piega ben precisa: può essere positiva, può diventare negativa. Sarri ora ha il compito più duro: deve ridare fiducia e certezze, in quanto l’ambiente – volubile per natura – ha l’obbligo di non gettare al vento quanto d’incredibile fatto finora. Più facile a dirsi che a farsi.

RIMORSI – Un cross sbagliato non cancella un’avventura comunque ‘storica’, sia ben chiaro. Sei vittorie su sei nei gironi, poi il passo falso del Madrigal e… la sfortuna più viva che s’affaccia nel momento meno opportuno. Eppure c’era voglia, tanta voglia. Voglia di camminare, di proseguire, di misurare questo giocattolo negli stadi più importanti e contro gli avversari più forti. Voglia d’impresa, oltreché di remuntada. Voglia di sentirsi grandi, davanti a mezz’Europa, dopo i fasti di un girone chiuso con record di gol fatti, più percentuali stellari in ogni aspetto del gioco, più numeri impressionanti lì dietro dove s’era ballato fino allo scorso maggio. Ed eccoli che ritornano su, i rimorsi: si materializzano nello spettro di Higuain, nuovamente impalpabile; si concretizzano nel lampo di Insigne mai arrivato; si fanno enormi addensandosi ai rimpianti di Sarri, con Gabbiadini che in panca ci resta – probabilmente – troppo a lungo.

FA MALE – Senza troppi giri di parole: qualcosa va necessariamente raddrizzato. Perché, in fondo, poco c’entra la legge di Murphy, e a nulla serve darsi alla depressione più disparata. Ovvio, comunque: quaranta tiri ed appena due reti siglate vorranno pur significare qualcosa, ma la realtà dei fatti indica che questo preciso momento storico non sembra per nulla indicato per i resoconti. Servirà farli alla fine, quelli. Magari col sorriso sulle labbra, ripensando proprio a questa notte stregata. Chissà, forse un viatico tanto doloroso quanto necessario. Come uscirne? Compattezza e talento, queste le chiavi per riaprire lo scrigno del vecchio Napoli. Certo, “poteva essere l’anno buono”, quello del riscatto definitivo, pure in Europa. Altri ‘se’, accompagnati da infiniti ‘ma’. Lasciano purtroppo il tempo che riescono a racimolare, e cioè nulla. È solo un’altra notte insonne: pensando al passato, immaginando il futuro. Sognando di non aver paura della sorte. E di riavere quanto prima nove e fortuna.

Cristiano Corbo
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