Tra rammarico e delusione: Sarri e il pizzico di follia tanto auspicato

“Anche per 30 secondi alzeremo la testa con orgoglio e faremo il nostro calcio”. Aveva parlato così, alla vigilia del match dello Juventus Stadium, Maurizio Sarri, prima di chiedere alla sua squadra un pizzico di ‘controllata follia’, quasi prevedendo il naturale svolgimento della gara. Ottantotto minuti di equilibrio, prima dell’episodio che spacca la contesa in due, dalla parte opposta a quella sperata. Riavvolgendo il nastro del match, tuttavia, c’è un pizzico di rammarico, misto alla delusione per la sconfitta, che non riesce ad essere affievolito e smorzato dalla qualità e dalla quantità della prestazione del Napoli in casa della Juventus, che resta innegabile in tutti gli aspetti.

Due momenti ben precisi, due istanti che avrebbero potuto decidere una gara, forse indirizzare ancor di più il campionato. Un infortunio, quello di Bonucci che, unito ad una latenza già attestata, poteva condizionare e non poco l’assetto difensivo bianconero: il cambio con Rugani conferiva maggiori incertezze al reparto arretrato di Allegri, nonostante un monumentale Barzagli presente in ogni dove. Inoltre, un altro spiraglio si intravedeva anche nell’arrendevolezza, quasi ad alzare bandiera bianca, dei padroni di casa, i quali quando scollinati oltre la mezz’ora della ripresa sembravano oramai essersi arresi all’idea di apporre la firma sul pari (così come confermerà Buffon a fine gara). ‘Carpe diem’, non stavolta.

Due frazioni all’interno delle quali si poteva (il “doveva”, in questo caso, è fin troppo pretenzioso da dichiarare a posteriori) forse osare in più, cercare quel guizzo giusto che avrebbe consegnato al campionato una padrona assoluta e tutt’altro che immeritatamente. Un quarto d’ora finale che poteva, forse, sparigliare le carte, in maniera più istintiva e consona alle caratteristiche dell’indole partenopea. Una squadra non arrendevole davanti ai quattro volte Campioni d’Italia, bensì matura e guardinga, forse fin troppo razionale e con un inconscio timore reverenziale nei confronti dell’avversaria. Provare a graffiare nel momento di debolezza altrui, sarebbe stato il segnale definitivo di voler azzannare alla giugulare il rivale, la preda, ma anche il campionato intero.

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