Le pagelle di Lazio-Napoli: Callejon irreale, Higuain alla Inzaghi, Insigne ispira. L’Olimpico perde

Reina 6: Un intervento da fuoriclasse, a distanza ravvicinata su Lulic d’istinto, ma a gioco fermo. Per il resto i patemi causati dalla squadra di casa sono impercettibili.

Strinic 6: Proprio all’Olimpico, poco più di un anno fa, l’inizio della sua esperienza in azzurro. Candreva è il più vivo dei suoi e costringe il croato agli straordinari, incappando anche in qualche uscita a vuoto ma riuscendo comunque a limitare i danni. Con il numero 87 che abdica e chiude la sua gara per problemi fisici la pressione dalle sue parti cala permettendogli di gestire l’ordinaria amministrazione, mettendo in mostra qualche spunto dei suoi in fase di spinta.

Koulibaly 6,5: Mostra all’ignobile pubblico avversario  il prototipo del difensore da manuale del calcio. Qualche limite resta ancora da limare, ma l’ex Genk è difensore potente e rapido, trascinante in ogni intervento così come  quando parte palla al piede, osso durissimo per chiunque in marcatura e nella lettura delle ripartenze avversarie. Un gioiello nel ruolo, ancora lontano dalla piena maturazione.

Albiol  6,5: La contraerea di Maurizio Sarri, i radar dello spagnolo non hanno margine di errore. Sempre al posto giusto quando è chiamato a sbrogliare eventuali affondi avversari. Sulle palle alte come in marcatura e raddoppio, lo spagnolo è la colonna della difesa azzurra.

Maggio 6: Applicazione, impegno, condizione impeccabile. La risposta del vice capitano azzurro è convincente, le difficoltà si destano molto di rado. Sempre sul pezzo, preciso e puntuale nelle chiusure, spingendosi anche in avanti quando la situazione lo richiede.

Hamsik 6,5: L’impronta sul match stavolta non è a firma del numero 17, che comunque è sempre un punto di riferimento per i compagni in mediana così come negli ultimi venti metri. Gli avversari – proprio come contro l’Empoli – non risparmiano le gambe del capitano partenopeo, non basta comunque a placarne spinta e velleità nelle due fasi di gioco.

Jorginho 6,5: Il giallo era un obbligo in vista dalla sfida del 13 febbraio allo Stadium. Un obbligo preservare questo regista rubapalloni che corre come un incontrista e imposta sul velluto. Padrone assoluto a metà campo.

David Lopez 6: Le critiche nei suoi confronti sono sempre state a metà strada tra l’obiettivo e l’ingeneroso. Continua, comunque, a dimostrarsi sempre affidabile. Tanta legna a metà campo, tenendo sempre bene la posizione, prova anche lo spunto in avanti ma è ormai assodato quanto non sia il suo mestiere.

Insigne 7,5: Spinge al solito, si propone con continuità creando sempre qualche grattacapo alla retroguardia biancoceleste. Ma è da dieci che stasera incanta, il pallone che invita divinamente Callejon al raddoppio è una giocata alla Riquelme, Mudo da Frattamaggiore per una sera, il trequartista classico per definizione. I due volti di un giocatore che cresce partita dopo partita, in grado di interpretare qualsiasi ruolo – quanto lavoro in fase difensiva – negli ultimi venticinque metri senza abbassare minimamente il livello di prestazioni strepitoso mostrato con una continuità che ormai è abitudine.

(Dal 65′ Mertens 6: Tanto movimento, qualche giocata interessante. Non incide come il suo solito e non è devastante come in altre occasioni.)

Callejon 7,5: Il confine è stato varcato, lo fermi chi può, chi ci riesce. Difficile trovare, anche ad altissimi livelli, un giocatore che abbini tanta qualità nelle due fasi. La variante di gioco è ormai metabolizzata, non si limita più ad arare come un forsennato la fascia, fornendo grande supporto a David Lopez e Maggio sulla catena di destra; un bunker che accompagna con garbo ogni diretto avversario negli spogliatoi al termine di una gara da comparse. Adesso attacca lo spazio con maggiore convinzione, a destra come a sinistra, ed è in quella posizione che taglia il campo e serve a Higuain il pallone del vantaggio. Il piede è caldo ed il goal, con un lob preciso, è fisiologico.

Higuain 7: Qualcuno a Formello comincerà seriamente a domandarsi per quale motivo quell’argentino con il numero 9 mostri tanto accanimento nei confronti dei biancocelesti. Rete numero 12 alla Lazio, undicesima in sei gare di campionato. Stavolta amplia il repertorio, il goal di petto, un pizzico di fortuna che si unisce all’opportunismo che non guasta mai. Sono ventitré in ventitré gare di Serie A, un cannibale.

(Dal 71′ Gabbiadini 6: Si sacrifica nel finale.)

Sarri 7: Settima vittoria consecutiva, il record del Napoli di Maradona e Careca targato 87-88 raggiunto di prepotenza. Da una squadra che rende normale, quasi ovvio, l’eccezionale. Idee e condizione che si sposano in una vittoria che sorprende per semplicità e naturalezza. Insigne gioca da predestinato, Callejon è tornato ai suoi livelli in fase realizzativa, Higuain fa un goal a partita. Cambia due quarti della retroguardia ottenendo segnali convincenti dalle seconde linee, lo stesso da Lopez in mediana. Se tra difesa e mediana Sarri ride, in avanti il ghigno diviene persino malefico. Una squadra tremendamente pratica e bella da vedere che fa a pezzi un avversario mai all’altezza. Ancora primi, con merito.

Irrati: Mai vivizionata una prestazione arbitrale, non è mai stato nel nostro stile. La ribalta il direttore di gara la prende per un gesto che dimostra civiltà, prima ancora di una personalità non comune nei suoi colleghi. Un segnale netto ad un pubblico inqualificabile, che ha assistito alla propria sconfitta da vicino, facendo passare per ampi tratti di gara in secondo piano quella della squadra che dovrebbero sostenere.

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