Marino a SN: “Indimenticabili i miei anni a Napoli, Insigne emblema della ricostruzione”

Un sorriso, gli occhi fissi su quelle magliette e un via vai di sensazioni che rimbalzano nella testa. È un Pierpaolo Marino emozionato e felice, al Centro Commerciale La Cartiera di Pompei, in occasione dell’iniziativa “L’Azzurro fa 90”, in cui si ripercorrono i novant’anni di storia azzurra e dove è possibile ammirare le casacche storiche del club partenopeo, guarda con nostalgia e tanto amore quelle maglie che, in passato, lo hanno fatto gioire da direttore e da tifoso del Napoli. Ci sono le casacche indossate da un certo Maradona, foto di archivio dei giornali di allora con in prima pagina il Napoli e la vittoria degli scudetti.

E lui, dirigente nell’anno del primo Scudetto, ricorda con gioia quel Napoli-Fiorentina che sancì di fatto la vittoria del primo tricolore, dopo sessant’anni di storia azzurra: “Il ricordo più bello resterà sempre il fischio finale nel match con la Fiorentina, dove ci laureammo matematicamente campioni di Italia, tutto quello che successe dopo resterà indimenticabile – racconta Marino ai microfoni di SpazioNapoli – ma sono soddisfatto anche della mia seconda volta in azzurro: il Napoli di oggi è nato dalle fondamenta gettate nel 2004. C’è ancora traccia del mio lavoro, penso a Lorenzo Insigne, emblema della rifondazione del settore giovanile, poi Hamsik, Maggio, quel lavoro è rimasto. Se non avessimo riportato subito il Napoli in A ed in Uefa, non si poteva andare così bene. Ricordo anche il Napoli di Mazzarri, quello che arrivò in Champions: dieci undicesimi di quella squadra erano frutto del nostro lavoro. A guardare queste foto e queste maglie mi emoziono: Napoli è casa mia, tutto ciò è incancellabile.

De Laurentiis, devo dire, è stato profetico nel prevedere un Napoli in lotta per lo Scudetto in massimo dieci anni. Io mi ero impegnato a riportare il club in Coppa Uefa e ci siamo riusciti dopo quattro stagioni (sorride, n.d.r). Scudetto? Il cuore mi dice Napoli, ma voglio essere scaramantico e tocco ferro. Ho sempre sottolineato, fin da ottobre, che il Napoli fosse favorito per il titolo, non lo nascondo. Ci sono buone possibilità: questo è il Napoli più bello dell’era De Laurentiis, gli azzurri sono più costanti della Juve.

Voglio elogiare Giuntoli. É giovane, rampante, ha voglia di fare: sembra quell’attaccante che è smanioso di sfondare a tutti i costi. Ha retto bene l’impatto con una piazza difficile, sono sicuro che i frutti del suo lavoro saranno apprezzati nel lungo periodo. Quando i calciatori che il Napoli ha preso diranno la loro, si potrà giudicare a trecentosessanta gradi il lavoro del ds. Mercato invernale? Mi aspettavo qualcosa in più, soprattutto dopo le parole di De Laurentiis ma diciamo che è stato fatto il minimo indispensabile, il mio voto è sei, per incoraggiamento. Grassi? Gli faccio gli auguri: avrei voluto vedere se avesse potuto dare subito il suo contributo. Io posso valutarlo nel medio periodo, non so ancora quale impatto potrà avere su un grande club come il Napoli. All’Atalanta le pressioni sono inferiori, è un contesto diverso per i ragazzi. Sicuramente in futuro sarà importante per il Napoli”.

E per finire un cenno alla questione stadio, col Napoli che necessita di una struttura di proprietà all’altezza delle ambizioni del club: “I tempi sono maturi per uno stadio di proprietà, ma chissà quanti ce ne vorranno ancora. Bisognerebbe che qualcuno prendesse di petto il problema e fare come ha fatto Pozzo ad Udine che, grazie all’aiuto del sindaco, ha superato determinati paletti burocratici. Ma, per ora, la vedo difficile..”.

Gennaro Donnarumma
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