Errori e difficoltà, issa bandiera bianca alla distanza. Il peggiore in campo per SpazioNapoli è…

Un finale concitato, che ingurgita in un mare di polemiche una gara equilibrata e che ha visto il Napoli uscire dalla Coppa Italia contro un avversario solido, compatto, in grado di smorzare freschezza ed entusiasmo del collettivo di Maurizio Sarri.

Forza e distrazione. Serata agrodolce, con picchi intensi di amarezza per Kalidou Koulibaly, fuori dall’undici iniziale contro il Sassuolo per la nascita del suo primogenito. Quando impatta a modo suo lo fa in modo fragoroso, devastante, per oltre un’ora di gioco emerge con tutto il suo repertorio, interventi potenti e puliti, sradicando in più occasione il pallone dai piedi degli avanti avversari. Non mancano però le sbavature, rievocando qualche fantasma da tempo accantonato, indecisioni che restano, però, fino alla mezz’ora della ripresa senza particolari conseguenze. Settantesimo di gioco, quando impeto e dirompenza restano fin troppo riposte in occasione della pennellata sontuosa di Stevan Jovetic che accarezza il palo e finisce mestamente in rete mettendo di fatto la parola fine all’incontro. Poteva e doveva chiudere sul numero 10 nerazzurro il franco-senegalese. Occasione sprecata, accusa l’errore e chiude in confusione, con una serie di errori in anticipo che ne attestano le lucidità svanita.

Passi indietro. Una mediana muscolare, granitica, come richiesto da Roberto Mancini, che impedisce alla metà campo azzurra di imporre l’ormai paradigmatico, arioso fraseggio. Soffre, su tutti, a dismisura Valdifiori. Quadro per nulla luminuso, al netto di un sussulto di giocate illuminanti, in verticalizzazione come in disimpegno, soffrendo il dinamismo dei diretti avversari. Persi palloni sanguinosi a metà campo, di rado in grado di dare il proprio apporto in fase di filtro e finendo troppo spesso travolto sulle ripartenze degli avanti di Mancini. Un passo indietro particolarmente netto rispetto alle ultime uscite, in cui il livello del regista ex Empoli sembrava ormai consolidarsi su vette in grado di poter, alla distanza, mettere in discussione le gerarchie di Sarri.  Tanto affanno anche per Allan, fisico e probante il duello con Kondogbia dove il mediano ex Vasco non esce con le ossa rotte ma non è mai stato in grado di imporsi ai suoi livelli, poca lucidità in impostazione, impalpabile nelle consuete percussioni a garantire i consueti strappi a favorire la manovra partenopea. La conclusione anticipata del match, sostituito dal subentrante Hamsiik, ne attesta una condizione che in questo quarto di finale è stata tutt’altro che esaltante.

Uscita a vuoto. Un match concluso a reti bianche, sul fronte partenopeo, che certifica come qualcosa nella metà campo nerazzurra non sia girato per il verso giusto. E se Gabbiadini non coglie al massimo l’occasione dal primo minuto, asserragliato nella morsa di un implacabile Miranda e di un accorto Juan Jesus, è un altro degli elementi chiamati a guadagnare spazio fra i titolarissimi ad agguantare la palma di peggiore in campo: Dries Mertens. Immagine sfocata del talento imprevedibile che in tanti attendevano al varco, lascia sfiorire i minuti tra giocate leziose e spunti che impattano sulle accorte chiusure preventive della linea difensiva di Mancini, dove dalle sue parti spicca con un Nagatomo sempre preciso in anticipo e nel temporeggiare sui classici cambi di passo del numero 14 di Leuven. Latitano le giocate ad innescare i compagni così come lo spunto a creare la superiorità, quando sembra poter finalmente prendere la ribalta incespica nell’episodio che chiude la sua gara: toccato da Miranda accentua la caduta e vede Valeri sventolare, con dubbia sicurezza, il secondo giallo sotto il suo naso. Una serata no, da rimuovere e ripartire, in tutti i sensi.

Edoardo Brancaccio

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