Maurizio Sarri sfida Edy Reja: dal potere della gavetta ai valori di un calcio ormai raro da trovare

Edy di anni ne ha settanta, compiuti ad ottobre, ma la verve così come la passione è sempre quella di un ragazzino. Si arrabbia, urla, esulta, salta, lavora, sempre a testa alta, perché il calcio è nel suo dna e ne mastica ormai da più di mezzo secolo. Solo quattro squadre nella sua carriera di giocatore e poco più di venti come allenatore. Le ultime però, vissute intensamente, come un pater familias, una guida, lasciando in ognuna, nonostante i risultati, un ricordo splendido e profondo. Tra queste anche il Napoli: quattro stagioni sulla panchina partenopea, dal 2005 al 2009, in anni difficili, quelli della rinascita, portando i partenopei dalla C all’Europa. Tante difficoltà, sacrifici, lacrime prima di delusione poi di gioia, per un’esperienza che è rimasta nel cuore dei tifosi così come in quelli di un goriziano alla prima occhiata duro da scalfire e poi il primo a commuoversi delle gioie che il calcio ti regala. Poi le strade si sono divise: Hajduk Spalato, Lazio ed oggi Atalanta, pronto a stupire ancora.

Maurizio di anni ne ha quasi cinquantasette ma di esperienza ne ha già da vendere. Il calcio professionistico non l’hai mai toccato, facendo però la differenza tra i dilettanti, coltivando un buon lavoro. La mattina di corsa in banca, il pomeriggio agli allenamenti. Diventa un buon allenatore, perchè a lui il calcio piace proprio tanto. Lo studia, lo osserva, lo vive. Ritmi serrati ed una costante lotta mentre contro cuore fino al 1999, alla guida del Tegoleto, quando decide di lasciare il lavoro per dedicarsi esclusivamente alla carriera di allenatore. Da lì dieci squadre in altrettanti anni, tante categorie, promozioni, fallimenti, delusioni e soddisfazioni. Nel 2012 la prima consacrazione con l’Empoli: fiducia, calma e progetto vincente con un club che punta tutto su di lui, sulla sua competenza e sui nuovi metodi di allenamento. Tra un drone ed uno schema, si fa largo nel calcio che conta perché, anche con una rosa poco esosa, a calcio si gioca bene e veramente, mettendo costantemente in difficoltà tutte le big. In estate poi, il fato gli gioca uno scherzetto: De Laurentiis è in cerca di un tecnico per colmare le mancanze di un Napoli senza carattere, senza motivazioni ed anche senza tecnico e la scelta, tra colpi di scena e colloqui, ricade proprio su di lui, napoletano doc di Bagnoli, adottato da Figline Valdarno.

Due storie stupende, che domani si intersecheranno: Edy Reja e Maurizio Sarri sono pronti a darsi battaglia, portatori sani di un calcio che si fa davvero fatica a trovare: quello del lavoro, dell’umiltà, della passione, della schiettezza, della semplicità, dell’ambizione, della pragmaticità. Due allenatori così diversi eppure simili, che allenano due squadre diametralmente opposte ma che con grande carica sono pronte per la conquista dell’intera posta in palio. La vittoria del made in Italy, della gavetta e del cuore, che continua a palesarsi contro ogni ostacolo e scetticismo.

Alessia Bartiromo
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