Cucci: “Dai gufi agli alibi, una sconfitta figlia di una fiacca fisica e nervosa: nessun disfattismo, si riparte dalla reazione di Higuain”

Napoli choc a Bologna. Qualcuno incolpa Mazzoleni, ma ci sta solo in parte. Qualcuno dice l’ambiente, l’ebbrezza del primo posto che diventa sbornia lo stesso Sarri parla di appagamento. I gufi, molto di moda nel Bel Paese, dicono addirittura che quella di Bologna è una partita-verità, e blabla e blabla. Capita, invece, che qualcuno ti prenda le misure e ti renda pan per focaccia, come si diceva ai tempi delle favole, e ti gioca la partita che avevi in mente di giocare tu. Come disse quella volta il Petisso: «Ci hanno rubato la idea». A proposito di Pesaola, temo anche che qualcuno abbia pensato di trovare a Bologna il clima amichevole dei bei tempi. E invece no. Non era più il Bologna di Delio Rossi, spaesato, scioperoso, inconcludente e spaventato quello che Donadoni ha dedicato al maestro Sarri, profittando cinicamente (ma con studio) della superiorità di un Napoli che si difende alto, felice intuizione che consente ai piè veloci azzurri di manovrare a gran ritmo in mezzo campo: beccàti subito scoperti i prodigiosi nemici, i rossoblù li hanno puniti con un lancio misurato per i piedi (uno in fuorigioco) dell’affamato Destro, in gol fra i difensori smarriti come ai tempi di Benitez.

Prima annotazione: ho spesso fatto notare che pur esibendo uno splendido gioco il Napoli si espone al contropiede altrui; è successo ad esempio con l’Udinese, ma allora c’erano anche le gambe giuste, e tutto andava a posto. Stavolta – seconda osservazione – gli azzurri hanno esibito una fiacca non solo fisica ma anche nervosa, lasciando campo ai bolognesi che Donadoni ha rivelato essere degni di ben altra posizione in classifica; l’ex mister napoletano – che ha confessato di avere avuto sotto il Vesuvio la più grande lezione professionale della sua vita di tecnico – non è uno di quei maestri che va a dirigere squadre per quattro soldi pur di non restare a piedi: studiava da tempo il Bologna, lo ha ritenuto all’altezza di un pronto riscatto e ieri lo ha fatto vedere. Terza nota, positiva: dopo avere incassato tre gol come se niente fosse (ho visto inferocito solo Higuaìn, ed è un buon segno, poi sottolineato dalla solita impresa purtroppo solo personale, non di squadra: due gol da Grande Firma) evitato il poker il Napoli ha recuperato la sua dignità tecnica e morale, rovesciando letteralmente il gioco.

Se prima era il Bologna a sembrare il Napoli, tutto andava a posto in pochi minuti, ma troppo tardi: Higuaìn in gol, i bolognesi a guardarlo ammirati; Higuaìn a invocare l’assalto, e i suoi compagni finalmente reattivi l’accompagnavano alla seconda rete con i rossoblù spaventati ma a loro volta reattivi e capaci di mantenere il vantaggio fino in fondo. Ho sentito dire: incidente di percorso; preferisco dire: un’altra lezione da meditare, dopo Sassuolo, dopo la Samp, dopo Carpi, dopo il Genoa, dopo Empoli, per arrivare in fondo, fino alla gloria, non bisogna perdere una battuta; e soprattutto, dopo aver battuto la Juve e la Lazio e l’Inter e mezza (piccola) Europa bisogna ricordare che da sempre il pericolo per il Napoli viene dalla provincia. Anche se il Bologna ha un bel nome aristocratico, provinciale è, in fase di studio per crescere, e non ti perdona nulla. Nessuno perdona nulla in questo campionato che l’Inter sta dominando soprattutto perché ha scelto di battersi con le armi della tradizione, catenaccio e contropiede. Sabato ha anche giocato. Attenti. E come dico da sempre, attenti alla Juve che torna a recitare la parte che sa a memoria. Per l’attualità stringente, attenti alla Roma che arriva: è una grande in caduta, pericolosissima, da affrontare con la squadra migliore e lo spirito più alto. Garcia non ha più idee originali e vincenti, ha però uomini di valore che potrebbero, a loro volta, dopo una bella scorpacciata di carote, tornare a essere leoni.

Italo Cucci per Il Roma

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