Leader e personalità a centrocampo: così la manovra azzurra è cambiata. E su Valdifiori…

Con calma, quasi “per piacere”. Il Napoli gioca, e da quest’anno sa farlo più che bene. Chissà: forse c’entra anche il girone, la sua non irresistibilità. Eppure per la quarta volta su quattro, gli azzurri sembrano imperforabili e con talento da vendere. Pure con la seconda formazione, anche con una staffetta a centrocampo, soprattutto con l’attacco completamente rinnovato. E finalmente, con un centrocampo padrone del campo e degli avversari.

POSSESSO – Settanta percento di possesso palla, 787 passaggi effettuati con il 92% di buona riuscita. In soldoni, e in numeri, il nuovo Napoli. Che non si nasconde, ma si espone: e lo fa tutto, unito e compatto. Da Valdifiori ad El Kaddouri in coppa, da Jorginho a Callejon anche in campionato. Unico comun denominatore: Insigne. Col suo talento, il ventiquattro prende e detta i tempi della giocata. Higuain o Gabbiadini davanti? Paradossalmente cambia poco: con questa verve, il risultato finale è sempre lo stesso. E fa felice il Napoli. E rende orgoglioso il maestro Sarri.

IL TEMPO DI MIRKO – Nel frattempo ancora in attesa del suo pupillo, fermo al palo delle promesse e poco incline a staccarsi. Nel tentativo di affrancarsi, comunque, Mirko Valdifiori ha iniziato a prendersi un paio di soddisfazioni: su tutte, la fiducia dei compagni. Del resto, alzare la testa in una serata praticamente senza pressioni, non è che lo renda ancora meritevole dell’investimento fatto. Ma l’atteggiamento è diverso: ora Mirko è dentro la partita, certamente più voglioso di mostrare le sue abilità. Un lancio da brividi per El Kaddouri battezza subito la sua partita: il divenire è stato quasi una passeggiata. Il suo proporsi, una benedizione per la fluidità di gioco.

VIA DI FRASEGGIO – Un gioco che ancora una volta è fatto di scambi stretti, veloci. Quasi “barcelloniani”. No, però stavolta il tikitaka c’entra poco: resta l’idea che un tocco in più serva quantomeno a dettar legge in mezzo al campo. Tra quei quasi ottocento passaggi, 724 sono corti e con un fine ben preciso. Gli altri quarantasei, lanci lunghi volti a spazzare e qualche guizzo di Koulibaly: una soluzione che intriga, quella del traversone del francese. Ma che deve necessariamente rappresentare l’eccezione, non la regola. Perché la regola, appunto, sta nel fraseggio e nella ricerca della chiusura offensiva attraverso scambi e bel gioco. Prerogativa delle grandi squadre, quest’ultimo. Con Sarri, primo punto all’ordine della stagione.

Cristiano Corbo

 

 

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