“Il nostro secondo tempo non mi è piaciuto”. Sarri professore incontentabile, la migliore garanzia per il percorso azzurro

“Il nostro secondo tempo non mi è piaciuto, abbiamo solo gestito. Complessivamente abbiamo fatto una buona partita, la parte iniziale è andata benissimo, nel secondo tempo potevamo fare di più”. Così parlò Sarri, l’epilogo non è quello di una vittoria stiracchiata, di misura, in sofferenza. Siamo ad Herning, nello Jutland centrale, nel dopo gara di Midtjylland-Napoli, con i partenopei appena reduci dall’ennesima roboante vittoria. Un 1-4 che consegna agli azzurri la vetta a punteggio pieno nel girone D, una cavalcata che prosegue inesorabile, ottimi i segnali dalle “seconde linee“, virgolette d’obbligo, sciorinando per larghissimi tratti un ottimo calcio.

Minuzioso. Eppure qualcosa non quadra, troppo molle l’approccio della squadra dopo il largo vantaggio, testa per molti – forse – già all’ardua trasferta che attende gli azzurri contro il Chievo Verona nel posticipo di domenica. Un atteggiamento che ha garantito ai danesi un finale in crescendo, vicini ad accorciare le distanze in un paio di occasioni – una, clamorosa, sventata da un prodigio di Koulibaly sulla linea – fino alla firma in calce di Higuain a chiudere la pratica. Cali di tensione inaccettabili per il tecnico partenopeo, che dai suoi vuole un’interpretazione della contesa maniacale: mai discostarsi dallo spartito, inammissibile steccare le note di una sinfonia che va riproposta in loop, una costante a sfiancare le pretese avversarie. “Siamo una squadra più brava a giocare che a gestire, giocavamo in una piccola bolgia e dovevamo affondare di più. Abbiamo comunque retto abbastanza bene l’impatto”.

Bastone più che carota. Mai scevro di apprezzamenti, Sarri è comunque uomo di calcio che trova la sua essenza nel pungolare, stimolare al massimo i giocatori a disposizione. Maggiore il talento, maggiore l’abnegazione richiesta, non si scappa dalla proporzione: “Non capisco perché se guadagni di più devi correre di meno”. Il miglior modo con cui porsi all’elite calcistica, richiedere il massimo sacrificio a chi può, deve, garantire quel salto di qualità. Corde da toccare nel modo giusto, da raffinato artigiano del calcio, psicologo del pallone, altro che operaio – con il dovuto rispetto – basti vedere la resa sul campo. La smagliante condizione del Pipita uno dei fiori all’occhiello di questi primi mesi di gestione. Affamato come mai in azzurro, forse in carriera, propenso al sacrificio da abbinare alla solita, cristallina, verve nell’area di rigore avversaria. “Higuain è uno dei migliori attaccanti al mondo, credo che sia un giocatore che ha in canna ancora qualche colpo da tirare fuori. Può fare un ulteriore salto di qualità, voglio capire se è pronto per questo passo”. Superare i propri limiti, il mantra di ogni atleta che si rispetti, niente di meglio per rivitalizzare un campione dopo un’estate complessa e consacrarlo a trascinatore indiscusso della piazza. Detto, fatto. Dettami marchiati a fuoco, evidenti, nelle prestazioni di Koulibaly, dalle costanti reprimende in allenamento, in partita, fino ai celeberrimi “Cinque minuti di…“, il passo è fugace, brevissimo. La resa sul campo è sotto gli occhi di tutti, una crescita perenne, ripida, a tratti sorprendente, per un talento che è ormai una colonna, stante l’imperativo di limare le proprie lacune, migliorarsi con continuità.

Work in progress. Next stepManolo Gabbiadini“Ho chiesto a Gabbiadini perché ogni lunedì parto da casa convinto che giocherà e poi giovedì cambio idea, deve convincermi”. Quattordici settembre, vigilia della trasferta di Empoli. Lo scanzonato, a tratti istrionico, allenatore tosco-partenopeo e il timido bergamasco, un rapporto da cucire, tessere giorno dopo giorno, lavorando sui fianchi ad un vero patrimonio non solo del Napoli, ma del movimento italico tutto. Tanta panchina, talvolta in campo a partita in corso, ieri l’incanto alla MCH Arena. Spirito da centravanti prima, talento purissimo poi, a confezionare una doppietta d’autore. Immancabile il plauso del tecnico: “Un giocatore determinante, non può essere confinato ad essere il vice Higuain. Può fare quel ruolo e anche l’esterno, alla lunga sarà un’arma determinante”. Plauso dovuto e tacito segnale, impegno e sacrificio ripagano. Sempre, nel lavoro, nella vita, così nel calcio. Un messaggio per l’intero gruppo. Maurizio Sarri: un professore a due facce, incontentabile per costituzione, una garanzia nella rotta azzurra in questa stagione.

Edoardo Brancaccio

 

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