Insigne e Bernardeschi: i “profeti della patria”. Entrambi nel futuro di Napoli e Fiorentina

In Inghilterra è molto diffuso quello che si può definire un brocardo, ormai dal sapore storico: “home sweet home”. Traducendo letteralmente dall’inglese ne vien fuori: “casa dolce casa”. Certo, perché la casa, il luogo in cui si è cresciuti, dove si fanno le prime esperienze di vita, ha sempre quel quid in più. Indubbiamente avranno vissuto anche questo nella loro breve carriera Lorenzo InsigneFederico Bernardeschi. Due talenti del nostro calcio, diversi per età anagrafica, ma uniti da una passione per il calcio e per la terra natia da far invidia a molti.

‘O SCUGNIZZO E IL BERNA – Lorenzo Insigne parte da Frattamaggiore, per muovere i primi passi calcistici nelle giovanili del Napoli, passando poi per la Cavese e il Foggia. La prima maturazione (perché non è scritto da nessuna parte che non si possa maturare più volte) arriva ai tempi di Pescara con il maestro Zeman. Lì si iniziano ad intravedere i primi spiragli di quello che sarebbe potuto poi diventare un grande giocatore. Sicuramente di categoria superiore. Non è molto difforme la storia di Bernardeschi: originario di Carrara, toscano DOC, muove i primi passi nelle giovanili della Fiorentina; esplode, calcisticamente parlando, a Crotone e la dirigenza viola decide di riportarlo a casa. Similitudini, sfortunatamente, anche negli infortuni: entrambi hanno avuto un serio infortunio nella loro carriera, ma sembrano tornati più forti e motivati di prima. A proposito di similitudini: c’è anche quella della maglia numero 10. Quella che Bernardeschi ha chiesto ed ottenuto e quella che Insigne sotto sotto vorrebbe. Il calcio però è fatto anche di storia. Non ce ne voglia il divin codino Roberto Baggio, ma quello che ha fatto Maradona a Napoli è molto diverso. In ogni caso, un giocatore se ha valore, lo ha sempre, indipendentemente dal numero di maglia che porta dietro.

IL FUTURO – Insigne e Bernardeschi sono divisi per l’appartenenza a due club diversi, ma sono presente e futuro della Nazionale italiana. Il 24 azzurro è un classe ’91 già ampiamente nel giro delle rotazioni di Conte. Il 10 viola, classe ’94, sta stupendo con l’Under 21. Indubbiamente manca ancora la continuità, quella che (inutile negarlo) mancava anche ad Insigne nelle sue prime stagioni di campionato cadetto. Dare tempo e fiducia è l’unica soluzione: anche perché, che si tifi Napoli o che si tifi Fiorentina, è sempre bello quando giocatori italiani possono arrivare al vertice. Con Insigne si stanno vedendo i risultati. Il futuro è loro, già partendo dalle rispettive compagini. Insigne ormai è tra i leader del Napoli; Bernardeschi punta a diventarlo con la Fiorentina. Discorso leggermente più complesso per il 10 viola, ma il talento non manca. Giorno dopo giorno entrambi si stanno conquistando la fiducia delle rispettive città e tifoserie, magari proprio rendendosi conto di essere arrivati dove immaginavano di essere quando davano i primi calci ad un pallone.

A partire dalla pasta a finire al ragù della nonna: le cose fatte in casa hanno tutto un altro sapore. Al riguardo dieci anni fa il celebre cantante Michael Bublé nella sua Home cantava: “I’ve got to go home, let me go home”. Fatemi tornare a casa, permettetemi di tornare a casa: detto, fatto!

Francesco Vassura

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