Dalle critiche alle ovazioni. La rivincita di Koulibaly e le lezioni di Maurizio Sarri

Un diamante grezzo da far splendere di luce propria, fino a renderne la visione accecante. Una mission che Maurizio Sarri si è prefisso con decisione, con la cocciutaggine che affiora dalle imprescindibili radici toscane. Kalidou Koulibaly, una certezza nel Napoli che rinasce imponendosi tra le migliori realtà del campionato italiano, statuario nello sbrogliare le matasse più intricate della retroguardia, imponente quando chiamato a spegnere ogni velleità avversaria con quell’esuberanza, quella potenza che da subito ha impressionato gli addetti ai lavori.

Eppure. Un idillio che sorprende, guardando solo agli orizzonti estivi che vedevano il centrale franco-senegalese pronto a imbastire armi e bagagli, verso una nuova destinazione.  Momento sottolineato da Bruno Satin, agente del calciatore: “C’è stato un periodo un po’ strano per lui, non era chiaro se il Napoli puntasse sul giocatore o lo volesse mettere sul mercato”. Scottato da un’annata, agli ordini di Rafa Benitez, con troppi cali di tensione, uscite a vuoto. Prestazioni d’encomio, inappuntabili, a tratti impressionanti come contro la Roma al San Paolo e Fiorentina nel girone d’andata, come una goccia in un oceano di gare contraddistinte da imprecisione, incertezza. Sirene dall’estero squillanti, con tanti club pronti a investire sul talento del classe ’91 ex Genk, che alla distanza non hanno ammaliato la dirigenza partenopea. Vertici azzurri convinti della bontà dell’investimento fatto l’estate precedente, con il placet del tecnico, da sempre in grado di valorizzare talenti difensivi da plasmare alla sua idea di calcio.

Bastone e carota. Un lavoro certosino, specifico, lavorando sulla testa del giocatore. Da: “Se impara due o tre movimenti può giocare al Barcellona”, a: “Ha fatto 85 minuti da grande giocatore e cinque minuti di c….e” il passo è breve. Sta tutto nel Sarri-pensiero, da maestro di calcio per antonomasia, nella capacità di lavorare su stimoli e capacità del giocatore, che appare rigenerato dalla cura del tecnico tosco-partenopeo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, agguantata una maglia da titolare il difensore nativo di Saint-Diè-des-Vosges, non ha più mollato la presa, relegando il nuovo acquisto Vlad Chiriches a comprimario di lusso. Sette presenze agli archivi, caratterizzate da una crescente personalità, una concentrazione sempre maggiore, l’attenzione al dettaglio che il tecnico richiede con fare quasi maniacale. Chiedere a Matri, Dybala, Zaza, Bacca e Luiz Adriano le referenze. Una certezza della linea a quattro partenopea, facendo di rapidità e impatto requisiti dei quali gli equilibri azzurri non possono più, ormai, fare a meno. Un presente fatto di rivincite ed un futuro roseo, da percorrere senza mollare di un centimetro, lavorando sui propri limiti ed esaltando le proprie capacità, come da vaticinio del profeta di Figline Valdarno.

Edoardo Brancaccio

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