Legia Varsavia-Napoli, è il trionfo della difesa: un solo gol subito nelle ultime cinque. E Sarri si sfrega le mani…

Le notti di fogli volanti e pacchetti da venti? Sono finite da un pezzo. E assieme a loro, anche le ore piccole passate a guardare e riguardare movimenti, ad assorbire e poi tramandare quei piccoli passi che in fondo sanno determinare una vera, grande squadra. La notte di Varsavia magari non passerà alla storia: il blasone degli avversari, la loro forza effettiva, non lo permette. Però questo primo ottobre può diventare a suo modo fondamentale. Uno di quei giorni da segnare in rosso sul calendario, un po’ come si fa con quelli che aspetti da una vita.

E in effetti un giorno così, Sarri, lo aspetta dal primo momento in cui ha messo piede a Castel Volturno: perché adesso il Napoli è diventato il suo Napoli. Coi suoi fuoriclasse, con i suoi dettami. E sì, pure con la sua retroguardia: la stessa, identica difesa da cinque gol subiti nelle prime cinque partite. Oggi da una rete incassata negli stessi match disputati. Cosa non può fare, un po’ di sano lavoro. Pardon: tanto sano lavoro.

SOLIDI – Avanti ed indietro, in linea e compatti. Sarri sarà pure mister “33 schemi”, ma il suo masterpiece l’ha dedicato alla fase difensiva: con un’ode alla trappola del fuorigioco ed un sonetto alla marcatura ad uomo. Vecchio stile, il napoletano trapiantato in Toscana. Ma non obsoleto. Con il suo Empoli ha creato un fenomeno di nome Daniele Rugani, poi un gregario d’alto affidamento come Tonelli: non a caso, tra i più richiesti sul mercato. E non a caso cercati anche dal vecchio allenatore, convinto che un loro acquisto avrebbe innanzitutto favorito l’adattamento ad una nuova mentalità difensiva. Aveva ragione, l’allenatore. Come spesso gli accade. Fortuna che la fase di rodaggio ha fatto in fretta a levar le tende. Fortuna che i suoi centrali, quelli che Sarri ha subito e non voluto, sono cresciuti tenendo la squadra per mano.

NUMERI – E mano nella mano, quel sogno chiamato “impermeabilità” ha trovato forma e dimensione. Fino ad una luce che sa di consacrazione: per ben quattro volte nelle ultime cinque partite, la rete azzurra è rimasta infatti inviolata. Unica eccezione? Quel gol rocambolesco di Lemina, nato dopo una disattenzione figlia dell’euforia post raddoppio di Higuain. Insomma: roba valida solo per le statistiche. Non per il cuore di Sarri, che può finalmente godersi la più bella, e forse la migliore in assoluto, tra le sue creature. Una squadra poco fallosa (soltanto sei fischi contro, quattordici per gli avversari), nonostante un pressing asfissiante (addirittura 85 palle recuperate). E soprattutto, un gruppo che non teme il turnover: pure in difesa, dove i meccanismi dettano legge.

STESSO RISULTATO – Già, applausi scroscianti anche per Chiriches. Bravo, attento, concentrato. E poi cattivo quando serviva, dolce e pulito quando c’era da ragionare. Con Koulibaly ha formato una coppia capace potenzialmente di tutto: sia nel bene, sia nel male. Invece la solidità a monte di questo Napoli ha prevalso ancora: perché non c’è più spazio all’errore dei singoli, c’è solo un’unica macchina ben oliata che si autoripara alla prima spia d’allarme pronta a lampeggiare. Nella notte di Varsavia, il taccuino di Sarri si è difatti preso una giornata di ferie. Non c’era nulla da scrivere, né da segnalare. Neanche una nota a margine, un piè di pagina da riempire. C’era solo un Napoli voglioso di continuare sulla strada tracciata dall’ex impiegato di banca. Che ha fatto bene i suoi conti con la difesa. E che ora può riscuotere notti insonni, fogli volanti e pacchetti da venti consumati sempre troppo in fretta.

Cristiano Corbo

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