Personalità, geometrie e polmoni, la rinascita azzurra parte a metà campo. Ora c’è un obbligo per la società

Un’inversione di tendenza netta. Nella soffitta dei ricordi le ripartenze dilanianti ad esaltare estro e tracotanza dei tre tenori di mazzarriana memoria. Accantonato il profilo offensivo, spregiudicato, della Revolution, a metà, di Rafa Benitez alle pendici del Vesuvio. Uniti da un paradigma comune, il risibile contributo di un centrocampo ridotto spesso e volentieri a mero comprimario, con due uomini posti a specchio, atti più a difendere che a costruire, poggiando tutto il peso della manovra su talenti offensivi di primissimo livello. Il nuovo corso targato Maurizio Sarri poggia le proprie fondamenta, tecniche e tattiche, proprio su quel reparto storicamente incompleto in riva al Golfo, un corredo di campagne acquisti a metà, colpi rimasti in canna, leoni mutati nel tempo in felini molto più mansueti. Una mediana finalmente all’altezza, in grado di garantire equilibrio, geometrie, estro, imprevedibilità.

Dogma. Una grande squadra, nel calcio moderno, non può esimersi dallo sfoggiare elementi di livello nella zona nevralgica del campo. Assioma imprescindibile per il tecnico tosco-partenopeo che proprio dai suoi tre interpreti in mediana richiede applicazione, ritmo, intensità costante. Perché è lì che il suo credo che sgorga copioso, spezzando sul nascere le velleità avversarie e incastonando i tasselli giusti in un mosaico esaltante negli ultimi venti metri. Il cambio di marcia della truppa del tecnico ex Empoli nasce proprio dal reparto in cui, negli anni, sono emerse le lacune del progetto partenopeo. Il trionfo ormai agli archivi contro la Juventus come ultimo, momentaneo, atto, di una sceneggiatura che gara dopo gara, assume contorni sempre più esaltanti.

Tris d’assi. La rinascita di Jorginho, il vero fiore all’occhiello di queste settimane brevi ma intensissime. Sei mesi buoni con Benitez fresco di approdo in azzurro, poi l’oblio, oppresso da quel sistema di gioco lontano dalle sue corde per caratteristiche fisiche e tattiche. L’incanto del Bentegodi graditissimo deja-vu per il regista ex Hellas, tornato a convincere corroborato dalla cura Sarri, svelto di gamba e di testa, accorto in fase di filtro, imprevedibile nella ricerca della giocata in verticale, con una propensione all’assist mai banale. Metronomo in grado di gestire i tempi con fare sinuoso ma concreto, efficace. Crescita costante, progressiva, prestazioni che inequivocabilmente giovano dell’apporto conferito dal pretoriano per eccellenza della mediana partenopea, Allan. Interno destro con licenza di difendere, attaccare, ringhiare sulle caviglie avversarie e ripartire, senza mai sprecare un pallone, un’eresia per chi il sangue carioca lo sente pulsare sul rettangolo verde. Per l’ex Udinese un inserimento sorprendentemente celere per piglio, carisma, personalità. A referto due reti e altrettanti assist a impreziosire sei presenze da leader consumato. Chilometri macinati come un concorde in piena corsa, costante assillo per i diretti avversari e il sospetto, per nulla celato, che i margini di miglioramento per il ’91 scuola Vasco da Gama siano ancora importantissimiUn quadro da pinacoteca d’antologia chiuso con il capitano partenopeo, quel Marek Hamsik ritornato, per sua stessa ammissione, nella posizione prediletta. Interno mancino, pronto a sfoggiare tempi d’inserimento unici, abbinando personalità ed intelligenza tattica. Due le realizzazioni anche per lo slovacco, sempre nel vivo del gioco e in grado di conferire, in barba agli scettici, un contributo importante anche in fase di non possesso.

Coperta ancora corta. Un cast da Oscar per il nuovo film prodotto dal patron Aurelio De Laurentiis, ma che nelle seconde linee evidenzia ancora aspetti perfettibili. Coperto il ruolo del metodista, attendendo il ritorno sui livelli mostrati in Toscana da Mirko Valdifiori, perfetto alter ego da alternare a Jorginho nel corso di una stagione su tre fronti. Non convince, a pieno, l’assortimento sugli interni dove al momento Sarri ha a disposizione David Lopez – adattato nel ruolo – e l’incognita Chalobah tutta da scoprire. L’abortito, sul gong, affare Soriano rispecchia come anche sul taccuino di Giuntoli il completamento del reparto rappresenti una priorità. Palla alla società, dunque, la sessione invernale non è poi così lontana, un film così entusiasmante va arricchito dagli effetti speciali.

Edoardo Brancaccio

 

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