Nicola Frega (SpazioJ) a SN: “Il progetto tecnico del Napoli è più avanti rispetto a quello bianconero, Sarri dovrebbe responsabilizzare due azzurri. E su ADL…”

Estate di ricostruzione, sullo sfondo, certo, motivazioni ben diverse. Cambio di guida tecnica accompagnato da svariati innesti per un Napoli scottato dall’ultima, bipolare annata di Rafa Benitez alle pendici del Vesuvio. Ricambio generazionale per la Juventus vice campione d’Europa. Tempo, dopo quattro titoli consecutivi, di intraprendere un nuovo corso, privo di pretoriani di inestimabile valore – e carisma – come Pirlo, Tevez e Vidal. Cambi di registro radicali, non sempre indolori, come attestato dal primo scorcio di stagione, sei e cinque punti a disegnare una classifica per nulla esaltante. Una partenza con il freno a mano tirato per le due squadre che sabato, allo stadio San Paolo, si incontreranno in una sfida non molto lontana dai crismi del dentro o fuori. Poli che si toccano fino a congiungersi nel big match alle porte, temi affrontati con il collega Nicola Frega, direttore di SpazioJ.it, contattato dalla nostra redazione.

Un primo scampolo di stagione molto complesso per i bianconeri. Tanti affanni e battute d’arresto, quali sono le cause?

Sicuramente una partenza deficitaria e non giustificabile. In tutte le analisi vanno inserite delle scusanti, importanti nel caso della Juventus, troppi infortuni ad esempio, già 11 a settembre, escluso Lichtsteiner, di natura traumatica. In una squadra che ha rifondato completamente la rosa perdendo leader tecnici diventa difficile impostare, progettare, senza avere la rosa a disposizione. Non possono rappresentare però una totale scusante, sono elementi che vanno ad incidere in negativo, ma, a mio parere, rappresentano ulteriori colpe che vanno ricercate nella preparazione estiva. La società, inoltre, avrebbe dovuto operare cercando dei leader emotivi, data la partenza di giocatori come Pirlo, Tevez e Vidal. Gli errori di Lichtsteiner e Pogba contro Udinese e Frosinone sono l’esempio di una squadra non concentratissima.

Un mercato ancora in cerca di responsi definitivi, insomma. A partire da scommesse rischiose, come quella su Khedira…

Khedira era un’opportunità che la società ha fatto bene a cogliere, è un parametro zero di livello che può portare esperienza e carisma. Il problema sono gli altri 120 milioni di euro investiti spesso inutilizzati, lasciati in panchina. Nel calcio moderno certi investimenti vanno giustificati e poi valorizzati, faccio fatica ad accettare un giocatore come Dybala lasciato spesso e volentieri in disparte, stesso discorso per Alex Sandro, il suo inserimento ad oggi è stato fin troppo graduale, a rilento. Senza dimenticare Zaza, acquistato per 18 milioni. Sullo sfondo ci sono idee probabilmente diverse tra Marotta e Allegri – che ha sempre parlato di quattro prime punte in avanti – alcune scelte appaiono discordanti dal punto di vista progettuale. 

Un solo punto di distanza, e tanti punti in comune con la difficile partenza azzurra…

Il Napoli come la Juve sembrava vivere una crescita repentina dopo l’exploit europeo. A mio modo di vedere come progetto tecnico quello azzurro è avanti rispetto a quello bianconero, al netto di qualche acciacco il tecnico ha potuto lavorare con la rosa al completo. Apprezzo il progetto, ma il giudizio su Sarri non può essere ritardato nel tempo, a Napoli i risultati vengono attesi fin da subito ed il tecnico deve essere bravo nel responsabilizzare determinati giocatori. Si parla sempre di Higuain ed Hamsik, ma io mi aspetterei qualcosa in più anche da Mertens e Callejon, giocatori che in Europa si sono esaltati, il Napoli deve puntare molto su questi ragazzi che al top possono fare la differenza.

Sarri: un azzardo o un’intuizione lungimirante?

Sarri è stata una scelta rischiosa, un progetto come quello del nuovo tecnico necessiterebbe di tempo. Per cultura il calcio italiano, non solo la piazza di Napoli, non ha pazienza di attendere allenatori e giocatori. Se entro dicembre i risultati non dovessero arrivare, la valutazioni, purtroppo, potrebbero cambiare.

A Napoli l’annata ha mosso i primi passi all’insegna della contestazione societaria. Qual è il tuo parere sulla gestione De Laurentiis?

Dall’esterno non comprendo le aspre critiche nei confronti di De Laurentiis da parte della piazza. La gratitudine non è un sentimento che appartiene al popolo italiano e, evidente nello specifico, a quello azzurro. Nelle sue mille contraddizioni considero De Laurentiis uno dei migliori presidenti della Serie A. Nelle sue ambivalenze ha sempre dimostrato di voler fare, si è inserito in quell’immobilismo che è tipico del calcio italiano ed ha sempre portato avanti le sue idee. Non solo, anche capitali, i soldi li ha investiti, li ha spesi. Il bilancio ovviamente deve quadrare, se il Napoli fallisce per due anni l’aggancio alla Champions è difficile programmare, acquistare grandi giocatori. Nella scorsa stagione attribuisco maggiori colpe a Benitez che alla gestione societaria.

Gestione societaria che però resta fin troppo esigua, guardando al paragone alla Juventus, non sarebbe necessario l’innesto di figure di spessore? Un direttore generale di livello?

Sono d’accordo, l’inserimento in società di un direttore generale sarebbe molto importante. Un uomo di calcio di competenza e personalità che porti un salto di qualità. Una scelta non facile, ma che andrebbe fatta. Non vedo però negli ultimi anni grandissimi errori sul mercato, forse qualche errore di valutazione, bocciature affrettate. Certo nel calcio moderno è essenziale settorializzare la società, non ho mai visto Agnelli mettere bocca sul mercato. Un personaggio cresciuto per ricoprire il ruolo che ha oggi ma che non ha mai inficiato nelle scelte della dirigenza.

Come arriva la Juventus al big match di sabato sera?

Ci arriva male, sono in primo luogo difficili le scelte tecniche. Lichtsteiner ha avuto problemi e difficilmente sarà a disposizione, Caceres forse non ci sarà, fatico in questo senso a pensare una difesa a 4 con queste due assenze. Potrebbe essere adottato Padoin, ma fatico a vederlo in una sfida come quella di sabato dopo le recenti bocciature. Potrebbe giocare Sturaro, ma sarebbe comunque un esperimento avventato. Potremmo ipotizzare un 3-5-2 con Alex Sandro e Cuadrado sugli esterni ma potrebbero incappare in particolari difficoltà contro gli esterni offensivi azzurri. In avanti Zaza è uscito con i crampi, Morata è da valutare, vedremo il responso dall’allenamento di oggi. Personalmente resto però convinto che Allegri voglia puntare sul 4-3-3 che valorizza quello che ad oggi è il migliore dell’undici bianconero, cioè Cuadrado. Scarterei il 3-5-2 preferendo anche una situazione di emergenza sulla destra.

Gli spalti di Fuorigrotta faranno registrare la chiusura del settore ospiti…

Andando oltre le singole colpe ritengo sia una vera e propria sconfitta per il calcio vietare la trasferta ad una tifoseria. Sono un grande appassionato di Premier League e Bundesliga e posso affermare con certezza che la differenza non è riscontrabile assolutamente dal punto di vista tattico, tutt’altro. Ciò che cambia è il contesto, spalti gremiti e all’avanguardia a confronto con impianti obsoleti e semivuoti.

Un po’ di amarcord, il più bel ricordo, il miglior Napoli-Juve al San Paolo?

Il più bello è senza dubbio quello dell’anno scorso con la Juventus di nuovo corsara al San Paolo dopo 14 anni. Una vittoria decisiva per la corsa scudetto in una fase della stagione importante, diede anche morale prima delle decisive sfide in Champions League.

Il peggiore?

I peggiori senza alcun dubbio quelli dell’epoca dei settimi posti, come il 3-0 con tripletta di Cavani. Ma anche il 3-1 con i due rigori e la prestazione di Zalayeta, difficilmente digeribile per un ex calciatore della Juventus.

Edoardo Brancaccio

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