Riccardo e Lorenzo, un gioco da ragazzi: Empoli-Napoli è anche la loro sfida

Minimo comune denominatore? Il dribbling. Partiamo da qui, partiamo da Riccardo Saponara e Lorenzo Insigne. Trequartisti, mezzepunte, sognatori. E poi di talento, sì: roba che non fa mai male su un campo di calcio. Specialmente se un’intera squadra si aggrappa a te nei momenti di difficoltà. Specialmente se dare del tu al pallone viene così facile. Specialmente se per un’ora e mezza, spesso di domenica, togli la maschera del professionista ed inizi a divertirti come un ragazzino qualunque.

GIOCO DA RAGAZZI – E in fondo, l’età per prendersi poco sul serio è proprio quella: ventiquattro anni per entrambi, proprio come il numero di Lorenzo. Che si sa: avrebbe voluto la dieci. Perché si sente uno da dieci. Così come Riccardo in Toscana. Ecco: peccato che Saponara avesse davanti un mostro sacro come Tavano. E che Insigne, sulla sua strada, ne avesse un altro un tantino più ingombrante. Insomma: alla fine, il numero ha lasciato spazio ai numeri. Quelli in campo, s’intende. Quelli che ogni settimana deliziano il San Paolo o il Castellani. Quelli che domenica, alle tre, sono chiamati nuovamente a mostrare: stavolta uno contro l’altro. Da avversari. Ma non nemici. È che il talento non s’oppone mai ad un altro talento: può solo elevarlo. O quantomeno accendere la sfida.

LA POSIZIONE – E sarà una lotta ad armi pari, quella tra i due. Con il destro del Magnifico contrapposto a quello dell’Hacker. Ah, sul soprannome Riccardo non ci vuole troppo scherzare: gli piacevano i computer, e gli piacciono ancora. Perché lo affascinano, lo divertono. Quasi quanto il calcio. Quasi quanto i dribbling. E quasi quanto i videogiochi: quelli sì, quelli piacciono tremendamente a Lorenzo. Che a Fifa spesso prende il Napoli, piazzandosi proprio tra le linee come oggi predica Sarri. Lì, lì nel mezzo: da alter ego di Saponara. Sia chiaro: coi dovuti distinguo. Ma la sostanza resta quella. Forse con più furbizia e caparbietà alla base, però la mattonella non cambia. Quattro in difesa, tre a centrocampo, due in attacco. Resta uno: il perno fondamentale, l’uomo da raccordo, colui che l’allenatore – ovunque sia andato – ha saputo battezzare come fruitore di occasioni e playmaker in fase d’attacco. Il fatidico uomo in più: lo era Riccardo nel suo Empoli, lo è (e lo sarà) Lorenzo nel suo Napoli.

CURA SARRI – Il magone è per i romantici, quindi un po’ anche per Maurizio Sarri. Provate voi a definirlo un “giorno qualunque”: non lo sarà per nessuno. Figuriamoci per l’allenatore, per il suo vecchio pubblico, per i “suoi” giocatori. Saponara lo abbraccerà un po’ più a lungo: il mister l’ha cresciuto, l’ha ceduto e poi ripreso. Tra una carezza ed uno schiaffo, l’ha pure fatto esplodere. Ora Riccardo è una certezza innanzitutto per se stesso, infine per tutta Empoli. Sì, forse adesso si distacca anche un po’ dal ventiquattro azzurro: ha testa, mentalità. E pure infinite pressioni in meno. Avete presente cosa vuol dire ‘cura Sarri’? Un buffetto paterno e fiducia incondizionata. Riccardo Saponara la meritò con dedizione e giocate, Insigne è su quella strada. Probabilmente più tormentata, più in salita. Però con una vista mozzafiato: quella sulla gloria e sull’amore del suo popolo. Impagabilmente Napoli.

Cristiano Corbo

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