La prima di Sarri tra emozioni, tuta e la presa di coscienza di cosa lo aspetta

Per vedere il Sassuolo nella metà campo del Napoli, sono dovuti passare dieci minuti. Lo aveva detto alla vigilia Maurizio Sarri: “Cercheremo di imporre il nostro gioco, sempre”. Quel sorriso arguto con il quale è entrato in campo il tecnico era forse indicativo: aveva in serbo qualcosa, voleva che il suo primo Napoli ufficiale potesse subito emozionare. E così è stato. Peccato sia durato troppo poco.

PICCOLE CREPE – La prima indicazione, da parte di Sarri, arriva al 26′: Pepe Reina rinvia lungo con i piedi, l’allenatore rimprovera il portiere, vuole che il gioco parta dai difensori e che nulla sia lasciato al caso. La squadra è sempre corta, ma piano piano perde campo, il Sassuolo spinge e per qualche minuto mette alle corde il Napoli; allora Sarri lascia la panchina, urla, si sbraita, chiede alla difesa di salire, di accorciare e di conseguenza di non dare respiro agli avversari. Poi Floro Flores gela i 7 mila tifosi azzurri accorsi al Mapei, e in quel momento la tuta di Sarri passa in secondo piano, e nella mente di tutti tornano i fantasmi di una squadra che ha subìto tanti, troppi gol e spesso allo stesso modo.

NERVOSISMO – La ripresa si apre con lo stesso canovaccio dei primi 45′, il Napoli soffre le ripartenze del Sassuolo e Sarri è una maschera di sudore e preoccupazione, altro che sorriso brillante dell’inizio. Il tecnico chiama Gabbiadini, e al 17′ fa la scelta che nessuno s’aspetta: fuori Higuain, dentro Manolo che scalpita in panchina. Piovono fischi da parte dei tifosi azzurri per l’allenatore, l’argentino pensa siano per lui e guarda verso la curva, che applaudendolo fa capire bene quale fosse il bersaglio. Poi El Kaddouri rileva Insigne, e la scelta questa volta fa arrabbiare il giocatore, che lancia per terra il fratino con cui dovrebbe sedere in panchina. Un segnale del lavoro, anche psicologico, che attende Sarri: far capire ai suoi che nessuno può sentirsi intoccabile. Il peggio, se possibile, arriva a sei minuti dalla fine, quando Sansone spegne ogni velleità di vittoria. E fa capire a Sarri che non basterà un Napoli operaio e che sputi l’anima. Serve ancora tanta qualità, soprattutto in difesa. Ma questa è una richiesta che va rivolta a qualcun altro. Altrimenti il capro espiatorio sarà sempre chi siede in panchina.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

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