ANALISI – Prezzi pazzi per le magliette di Serie A: ma il tifoso medio può permettersele?

È stata presentata ieri mattina la prima maglia del Napoli per la stagione 2015-16. Cambia lo sponsor tecnico – Kappa al posto di Macron – ma variano di poco i prezzi dei prodotti. 82 euro il costo della vecchia divisa, 89 la famosa Kombat 2016. Ad alcuni tifosi è piaciuta tanto per l’azzurro molto intenso, ad altri meno per il colletto bianco ben in vista. Ma la maggior parte dei supporter azzurri ha storto il naso per la richiesta economica. Una spesa che forse non tutti possono permettersi.

Le maglie del Napoli, però, non sono le uniche ad avere prezzi inavvicinabili. Addirittura quella della Fiorentina, con il nuovo sponsor Le Coq Sportif, arriva a 120 euro; costa di più soltanto la Roma Match Home (121), versione più cara del club giallorosso rispetto alla più “economica” Roma Stadium Home (86), entrambe marchiate Nike. A scendere, l’Inter con la divisa Nike (86), quella Adidas del Milan (80) e la versione Authentic da 120 euro! Non da meno la Lazio (Macron, 82 euro) e la Juventus (Adidas, 80 euro; stesso discorso dei rossoneri per l’Authentic).

E se le big del campionato hanno prezzi fuori portata, non scherzano le altre squadre. Nella stagione 2014-15 il costo della divisa del Cagliari (Kappa) ha toccato gli 80 euro. Quella da Europa League del Torino (stagione passata) ben 99 euro (maniche lunghe, Kappa). Le maglie di Sassuolo e Atalanta (2014-15) 75 euro ciascuna. Il Bologna, l’anno scorso in Serie B, proponeva la t-shirt da gioco a ben 74 euro (Macron). Più abbordabili, ma sempre relativamente, Empoli, Chievo Verona ed Udinese, tutte e tre a 50 euro (campionato scorso).

La domanda sorge spontanea: il tifoso medio può permettersi certi costi? In Italia probabilmente no. Mentre all’estero c’è grande richiesta – il Real Madrid nel 2014 ne ha vendute oltre un milione – il nostro paese, anche per minore disponibilità economica, fatica tantissimo. La Juventus è quella che incrementa di più, ma è ancora lontana dalle principali big europee. Colpa forse di un aspetto culturale e consuetudinario diverso rispetto alle altre nazioni, ma anche del mercato del “falso”. Spesso i tifosi preferiscono spendere poche decine di euro (delle volte 10-15) per accaparrarsi maglie contraffatte prodotte con materiali di bassa qualità, a volte anche nocivi, anziché investire vere e proprie fortune nei capi originali, considerando anche le leggere differenze di prezzo tra squadre con diversi bacini d’utenza. Qual è la soluzione?

Andrea Gagliotti (Twitter: @AndreaGagliotti)

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