Tra cuore e motivazioni, Pepe Reina è pronto per il ritorno nella terra che lo ha adottato

Il calcio non è più quello di un tempo. Un’industria che fattura milioni su milioni, fa girare l’economia ed arricchisce chi ci lavora. Atleti ed addetti ai lavori, vivono e lavorano di questo sport. Pochi fortunati, eletti di un sistema che riempie d’oro chi tira calci ad un pallone ad ottimi livelli. In questo calcio spesso definito malato, incattivito ed inasprito dal Dio denaro sono scomparse le bandiere, ammainate da un giro vorticoso d’interessi che avvelena i cuori, pompandoli di smania di desideri materiali.

Forse è questo il mondo in cui si è calato Napoli ed il Napoli in questi ultimi due anni? Si è sentito spesso parlare di calciatori poco attaccati alla maglia, attori passati quasi per caso senza interesse alcuno per lo stemma che indossano e per l’amore del popolo che dietro quei colori ci vive. C’è un sottile spartiacque tra il Napoli di questi ultimi due anni ed il nuovo Napoli che sta nascendo. Un limite sottilissimo e per questo difficile da cogliere, ma che si spera stia animando il cuore del presidente De Laurentiis nel creare la nuova squadra.

Rivoluzione e rigenerazione per una squadra,  quella azzurra, arrivata ad un passo da tanti traguardi importanti senza coglierne alcuno. A qualcuno è sembrato che tutti fossero pronti, sul piede di partenza qualora l’eventualità, poi verificatisi, fosse diventata realtà. La rigenerazione azzurra ha la faccia pulita del nuovo mister (senza nulla togliere al precedente), venuto dai bassifondi e giunto alla panchina partenopea dopo anni di gavetta, quella vera. La rivoluzione ha i piedi di Valdifiori, pedina importante nello scacchiere voluto da mister Sarri per far girare la squadra e trovare geometrie.

La rivoluzione ha un viso conosciuto poi, quello paffuto e glabro di Pepe Reina. Lui è uno di quegli uomini in cui il tifoso si immedesima. Lui, portiere scafato con tanti successi alle spalle impersonifica alla perfezione quello che i tifosi vorrebbero per i propri colori. Napoli è una città particolare, ma il cuore dei napoletani non può essere messo in discussione, quello no. Pepe Reina è il perfetto connubio tra l’atleta della nuova generazione di calciatori e la bandiera amata dai tifosi. Pepe Reina è l’uomo di personalità che i supporters azzurri vorrebbero sempre in campo.

Su quello spartiacque varcato dal Napoli, siede Reina. Una bandiera azzurra mai ammainata che ha sventolato per un anno a chilometri di distanza, in quella fredda Germania a colpi di tweet e viaggi di ritorno al sole partenopeo. Pepe Reina avrebbe potuto rimanere lì e chiudere la carriera alle spalle del più forte portiere del mondo, senza patemi d’animo, uno stipendio d’oro garantito e coppe a ripetizione in bacheca.

Pepe Reina ha deciso di tornare a Napoli, dove non c’è nulla di ancora scritto e ci sarà tanto da decifrare e dove ritroverà solo quell’anima azzurra che lo ha catturato. Onore all’uomo prima che all’atleta, colui che ha sposato la causa azzurra a suon di milioni ma che ha voluto con tutto se stesso tornare nella terra che lo aveva di fatto oramai adottato.

Antonio Picarelli
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