La notte dello straordinario folletto belga, degli abbracci e di quei fischi…

Non ce la saremmo aspettata così Napoli-Cesena. O forse si poichè quest’anno con il Napoli non sappiamo mai cosa succederà davvero. L’imprevedibile sorpresa di un calcio mai scontato e di una squadra che ama complicarsi la vita, capace di soccombere sotto i colpi fortunosi ma vincenti delle ultime della classe Parma e Cesena per poi rialzarsi in un impeto d’orgoglio. Sotto di un gol, poi via in vantaggio e poi di nuovo pari ed ancora in vantaggio. Fa rabbia, perché il vero Napoli è quello visto tra le due reti di Defrel, trascinato dalla voglia di Gabbiadini e dall’eterna forza di Mertens.

Si, Dries Mertens. Perché quella del “San Paolo” è stata sicuramente la sua notte, capace in due minuti di siglare una splendida rete e regalarne una a Gabbiadini, confezionandosi poi anche quella della vittoria definitiva nella ripresa, ciliegina sulla torta di un periodo di grande forma. La qualità di un giocatore non si misura solo con le marcature, questo è certo, ancor più quando parliamo di un’ala offensiva dal grande sacrificio, chiamata a dribblare, impostare, creare, scartare, crossare più che a finalizzare. Quello spetterebbe in primo luogo ad Higuain ieri per ben 66′ in panchina. Il genio del folletto belga però, sta proprio in questo. Centosettanta centimetri di grinta, fervore, passione, coraggio, carattere che sanno trascinare gli azzurri anche nei momenti in salita. Così è stato ieri, a casa sua, al “San Paolo” dove ha urlato ed incantato i tifosi, stesso anche a Kiev dove si è sgolato per dare la carica ad un Napoli che allo svantaggio non credeva più nella finale d’Europa League a Varsavia.

Ce ne fossero di più come lui, di folletti che al momento del gol fanno cuori e corrono veloci verso la panchina per abbracciare i compagni. Anzi, il compagno, l’amico di sempre, l’altra anima un po’ sbiadita del Napoli, Gonzalo Higuain. Sembra infatti che ci sia stato un passaggio di testimone tra i due, un patto d’onore indissolubile. “Quando non ci riesco io, ci pensi tu” la promessa tacita, ancor più oggi quando per il Pipita non è proprio un bel momento. Vorrebbe fare tanto Gonzalo, forse troppo, come chi sulle spalle si porta il fardello delle responsabilità e spesso cade per il peso. E’ rabbioso, con se stesso, per i passaggi fuori misura, per la sfortuna, per una stagione che non è andata come previsto ma che potrebbe ancora dire qualcosa di importante. Sa di dover fare ancora, di dimostrare ancora e quei fischi, seppur sparuti, fanno male. Non solo a lui. Anche a chi la memoria ce l’ha e ricorda quanto di buono ha fatto.

Senza retorica né romanticismi, è tutto riassunto al meglio da una storica frase di Antonio Cassano, ricordata ieri a Tiki Taka. “Vi ho abituato a troppa Nutella che appena si mangia anche solo per un attimo qualcosa di diverso sembra orrendo ma non lo è”. Ovviamente, la versione originale era molto più colorita ma la riflessione è comunque innescata. Fischi d’amore, sicuro. Come quelli a Maradona, Cavani ed Insigne ma con un particolare avvertimento: non tutti sono figli di Napoli, c’è chi per un brusio o una Champions mancata potrebbe compiere scelte avventate e controproducenti per tutti. Ed allora sì che mancherà il gusto della Nutella…

Alessia Bartiromo
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