L’errore è lapalissiano, l’alibi sempre distruttivo. Alle spalle parole ed errori, nel futuro le risposte di un rush finale decisivo

L’errore è lapalissiano, l’alibi alquanto distruttivo. Il confine tra osservazione e giustificazione è labile, fragile, tendente alla critica e palesa una mancanza di maturità che al momento si respira forte nella sua totalità in tutta casa Napoli. Il match contro l’Atalanta ha portato dietro di sé uno strascico di polemiche senza fine: dal fallo di Pinilla su Henrique non sanzionato da Calvarese fino alla pioggia di cartellini gialli passando per il tweet della società, l’espulsione di Benitez, i bettibecchi in tv, le risposte di arbitri, presidenti e capi delle maggiori istituzioni calcistiche che fanno orecchie da mercante. Il risultato è uno e tremendamente cinico: il campionato del Napoli è compromesso e con questi ritmi, per conquistare la Champions resta da giocare bene (solo) la carta Europa League. Altre cinque partite contro le maggiori big internazionali insomma, a dispetto di due mesi da dimenticare, miracoli a parte. Così come Lazio, Fiorentina e Sampdoria hanno colmato in meno di una decina di partite la distanza dai partenopei, ancora tutto può succedere. Ma non con queste premesse.

FLASH BACK. E’ infatti risaputo che nello sport gli alibi non hanno mai funzionato e non sono mai piaciuti, così come le giustificazioni. Per quanto si possa perpetuare il sempre valido ed accorato “al di là del risultato”, nel calcio moderno contano solo i punti che si conquistano. Se si perde, gli avversari sono stati più bravi, se si vince si è palesato qualcosa in più di chi si aveva di fronte. A contornare questo ragionamento fin troppo logico l’ambiente, gli episodi, la fortuna. Poi, ci si strofina gli occhi e si torna alla realtà: quando si punta a traguardi importanti e si ha in forza una squadra capace di vincere contro qualsiasi avversaria italiana ed europea, bisogna dimostrare di essere più forti di tutto e di tutti. Non reggono piogge, decisioni arbitrali, infortuni, squalifiche, defezioni, condizioni psicologiche (ogni riferimento a fatti o persone di origine toscana è puramente casuale ndr). Lo dicevamo anche l’11 gennaio, quando un altro arbitro condizionò l’ennesima gara del “San Paolo”. Non si trattava dell’Atalanta bensì della Juventus, non si trattava di Calvarese bensì di Tagliavento. Anche in quel caso ci fu un duro sfogo del presidente De Laurentiis ed anche allora, a prescindere della forza di una capolista che al momento ha un gap sulla Roma seconda di ben 14 punti la lettura era chiara: il Napoli poteva e doveva chiudere quella partita, colpendo legni fino a poco prima del tris finale – e meritato – di Pogba. Concretezza contro fumosità, cattiveria contro paura, una fortuna che, come al solito, aiuta gli audaci e quegli errori che, ahimè nel calcio sono il pane quotidiano ma ai quali si sarebbe potuta mettere una pezza.

TRA IL DIRE ED IL FARE… Dalla rete di Pinilla ieri al “San Paolo” fino al termine della gara passano quasi 25 minuti e da ancor prima il Napoli era persino in superiorità numerica, dopo l’ennesimo tempo dominato ma dal risultato non sbloccato. Sempre gli stessi errori, lo stesso approccio, le stesse problematiche. Ancora un pari che sa di sconfitta ed altri due punti gettati alle ortiche, in due mesi da incubo. Risale proprio al 23 gennaio, due mesi precisi fa contro il Sassuolo, l’ultima vittoria degli azzurri in campionato. Da allora le avversarie non si sono mai fermate, approfittando del harakiri partenopeo. Eppure in Coppa Italia ed in Europa League, Higuain e soci sono i migliori, completamente diversi da coloro che appaiono in serie A. Restano proprio queste due competizioni le sicurezze del club di De Laurentiis, così come la speranza della vittoria dell’Europa League per accedere comunque alla Champions dalla porta principale. Per il resto, si dovrà aspettare dopo la sosta per capire se il Napoli sia davvero capace di una sterzata. L’imperativo intanto, resta solo uno: meno parole, più risposte sul campo. E’ così che reagisce una grande squadra, una vera squadra. Ed il Napoli lo è ma ha bisogno ancora una volta di rialzarsi e di ritrovarsi.

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