Domandare è lecito, rispondere è cortesia, essere professionali e concentrati sul campo un obbligo

Partiamo da un semplice assunto: essere giornalisti è un lavoro complesso, complicato, sacrificante. Non solo fattivamente (eh si, dimenticatevi affetti, festività, vacanze, week end liberi, orari, vita sociale, relax ed altro) ma soprattutto moralmente: bisogna essere costantemente portatori di verità, obiettività e pragmatismo. In ogni sfera poi, ci sono mutevoli e versatili sfumature: con la carta stampata bisogna attrarre il lettore e rispettare gli accadimenti, con il web bisogna essere più sintetici e diretti, in radio accattivanti ma naturali. Ed in tv? Ogni gerarchia viene ribaltata poiché, sotto i riflettori, spesso si prende parte ad un vero e proprio show. Bisogna dare spettacolo insomma, altrimenti si cambia canale. Ma ricordiamoci che il mero scopo resta sempre fare informazione, quella vera, quella obiettiva.

Premessa finita, passiamo al cuore del discorso. Da ieri sera tiene banco un interrogativo che divide i popoli, oggetto di lotte fratricide tra addetti ai lavori, tifosi e conoscitori di calcio. Dopo il match contro l’Inter, il Napoli nella figura del presidente De Laurentiis non presente al “San Paolo”, ha l’ordine irremovibile di non parlare con i giornalisti di Sky, nonostante il contratto che li lega indissolubilmente alla piattaforma internazionale. La decisione di questo comportamento è da ricollegarsi ad un accadimento dello scorso week end quando, dopo lo sfogo di Benitez proprio su Sky, al termine del collegamento l’ex calciatore ed attuale opinionista Mauro, ha dato del disonesto allo spagnolo, per aver attribuito la sconfitta di Torino ad un arbitraggio discutibile. Ma in realtà, non era quello il motivo del malumore dell’ex trainer del Liverpool, deluso da un atteggiamento remissivo della squadra nella prima frazione di gioco. Nessuna possibilità di replica, solo tante critiche. Lo stesso Benitez poi, risponderà in conferenza stampa con toni altrettanti duri: oggetto della risposta il passato bianconero di Mauro e la sua passione per il golf.

Ma è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: da sempre, il rapporto tra Sky ed il Napoli non è idilliaco, a causa di un atteggiamento nei confronti del club piuttosto polemico e poco disponibile, in particolar modo dopo le disfatte. Che si tratti di sensazioni, di una semplice mancanza di simpatia o altro ancora, non ci è dato sapere. Fatto sta che qualunque giornalista che avesse solo provato a chiamare disonesto un allenatore o un giocatore di una squadra intervistata, avrebbe subito delle conseguenze professionali ben più gravi. Chi ha avuto a che fare con i polverosi campetti dello sport lontano dai riflettori, sa bene che è lì che si impara la professionalità, lontani dalla ribalta, per il solo diritto di cronaca. Il sacrosanto diritto di cronaca. Bisogna però anche saperlo esercitare e gestire, passandosi una bella mano sulla coscienza. Domandare infatti è lecito e rispondere è cortesia. Meno però, se non si è disposti ad asserire ciò che l’interlocutore vuole sentirsi dire, predicando e meritando rispetto e comprensione.

Un segnale però, va sempre dato, nonostante però, la miglior risposta oltre al campo, sia proprio far sentire la propria voce. Ieri sera infatti, dopo l’assenza dei tesserati del Napoli davanti alle telecamere di Sky negandosi persino di rispondere alle loro domande in press conference, si è assistito all’ennesimo monologo senza diritto di replica. Parlare, parlare, sempre parlare. Alzare anche i toni ma senza esasperarli, come un grido d’allarme. E’ questo che i tifosi vogliono, è questo che ci si aspetta da una società comunicativa e che ha tanto da dire, ribattere ed esprimere. Che ognuno faccia al meglio il suo lavoro, rispettando i ruoli. Che si lasci parlare il campo, meno le polemiche e che ci si focalizzi solo sul calcio proprio ora che la squadra ne ha bisogno, con le inseguitrici che fanno carne da macello.

Alessia Bartiromo
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