Napoli, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Alla ricerca di nuova solidità e maturità

La beffa di Palermo arriva nella notte più dolce dell’anno, che cambia sapore e rovina gli umori. San Valentino amaro per i napoletani che, dopo il filone positivo, depongono nuovamente fiducia e ottimismo nel baule da spedire in soffitta. Il Napoli cambia abito, è di nuovo senza anima e sulle gambe. Parte delle colpe sono sicuramente da attribuire a qualche scelta sbagliata di Rafa Benitez, che sottovaluta la forza del Palermo e non schiera i suoi uomini più in forma: fuori Koulibaly per Britos, Gargano per Jorginho e Gabbiadini per Callejon. Delude Strinic, inutile il centrocampo, mentre la difesa fa acqua da tutte le parti.

CHE PASTICCIO – La forza fresca del Palermo, spinto da Vazquez e Dybala, rompe gli equilibri dopo appena 14’, complice l’ennesimo errore plateale di Rafael. Il brasiliano, artefice di numerose disfatte partenopee, si lascia sorprendere incredibilmente su tiro da fuori di Lazaar, non così potente e preciso da finire per forza in rete. L’errore del brasiliano destabilizza la rosa, che subisce il pressing rosanero e non riesce a ripartire: pochi spazi e tanti errori. La coppia di centrocampo non funziona in fase di interdizione, né in quella di costruzione; i terzini non reggono i confronti sulle fasce, mentre De Guzman e Callejon non arretrano e non sorprendono. I pochi guizzi azzurri sono condotti da Marek Hamsik che, raddoppiato ogni volta, sbaglia l’ultimo passaggio e perde palla. Inutili i chilometri macinati da Higuain, che solo in un’occasione prova a sorprendere Sorrentino e guasta la festa facendosi ammonire inutilmente. Non è solo un Napoli poco concreto, il Palermo gioca da grande: difende, riparte e costruisce contropiedi degni di manuale, come quelli che mandano in rete Vazquez, prima, e Rigoni, poi.

CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL… – Chapeau a Iachini e ai suoi uomini, ma il vero rivale del Napoli è il Napoli stesso. Discorso contorto, ma logico: il deficit tecnico tattico della squadra di Benitez è apparso evidente anche nelle ultime gare chiusesi con successo. Troppo presto per parlare di solidità e maturità. Un modulo che funziona a tratti, continui errori dei singoli e ancora gol subiti: a bilanciarli la forza e l’estro dei suoi uomini migliori. Le 4 vittorie consecutive non hanno di certo cancellato i problemi che ci sono nella rosa di Rafa, ma stavolta a dare il ben servito agli azzurri è la testa. Vincere aiuta a vincere, ma la vera crescita di una squadra passa (oltre che per l’arrivo di innesti di spessore) per la consapevolezza di poter rimettere in piedi una partita che ha preso una piega storta. Stavolta non è andata così, il caos si è impadronito di ogni singolo uomo. Inutile il gol di tacco di Gabbiadini, scintilla nella prima notte buia del 2015. Tornare a lavorare è la chiave di svolta suggerita da Benitez, nella speranza che oltre alle gambe aiuti a ritrovare personalità e fiducia per affrontare il mese più lungo e difficile dell’anno.

Francesca Di Vito

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