Le tre risposte di Palermo – Napoli, finisce il giro ma la giostra può ripartire

Un San Valentino amaro. Il Napoli cade in Sicilia, dopo una partita poco combattuta da parte dei partenopei, che si mette male già dai primi minuti. Le prestazioni dei singoli – Rafael su tutti – e il poco gioco di squadra puniscono Benitez, che si può solo parzialmente consolare quest’oggi del pareggio scialbo della Roma contro l’ultimissimo Parma. Tra segnali negativi e rammarichi, ecco cosa ci ha detto la sfida di sabato sera.

Con il senno di poi, come si poteva prevenire la debacle di Palermo?

Probabilmente non c’erano modi per uscire ieri dal Barbera con un punto. Dopo una rincorsa sfrenata e potente come quella fatta dai ragazzi di Benitez a gennaio e febbraio, era lecito aspettarsi una sconfitta, anche pesante. Sicuramente la squadra non è entrata in campo con lo spirito giusto e non ha mai mostrato cenni di vita, ma la caduta era nell’aria. Per fortuna, la trasferta per quanto disastrosa, non è stata sanguinosa. La Roma oggi ha fatto un ottimo regalo ed il sogno del secondo posto resta sempre lì ad un passo dalla realizzazione.

Ritorna il problema Rafael. Il portiere è davvero da cambiare?

Era da un po’ che non si parlava di questo argomento, segno che negli ultimi mesi, l’estremo difensore brasiliano aveva ridotto al minimo gli errori, che erano abbondati ad inizio stagione. Probabilmente, dopo la sua prestazione nell’anticipo, Bigon un pensiero a trovare un sostituto ce lo farà, ma di questi giorni sono pur sempre pochi i portieri affidabili al cento per cento sulla scena internazionale. Rafael dal canto suo ha l’alibi di essere giovane e di avere, in prospettiva, buoni margini di miglioramento. Se questo basterà per una conferma, saranno solo il tempo e le sue prestazioni a dircelo.

Cosa bisogna portare da Palermo per far ripartire la giostra?

Tante cose. Prima su tutte, che forse questa rosa ancora non riesce a reggere un minimo di turn over. Gargano – sembra paradossale – ma è sempre più determinante nel centrocampo, visto che l’uruguaiano è l’unico a compiere quel lavoro sporco che permette di unire attacco e difesa. Altra considerazione da fare è che quando calano un po’ i campioni come Higuain e Callejon, il resto dei giocatori non riesce ancora a prendere la situazione sotto controllo, segno che il gioco deve ancora crescere. Poi c’è la questione terzo posto, che non bisogna dare per scontato a causa della prospettiva del secondo. E la nota positiva di Gabbiandini, ancora determinante sempre più protagonista. Senza dimenticare la testa. E’ la mentalità vincente che ora deve tornare, già da subito, giovedì in Turchia, perché la giostra può rallentare, non si deve fermare.

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