GdS – La regola del fuorigioco e le troppe ombre di una riforma che non aiuta gli arbitri

La situazione del fuorigioco è grave, ma non è seria. Ci perdonerà Ennio Flaiano per aver riadattato la sua citazione (che resta di attualità) sulla politica italiana. C’è sembrato il modo migliore per fotografare un problema evidente: una regola deve essere chiara e comprensibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori. Ecco, il nuovo (sic!) fuorigioco va in controtendenza: scritto male e corretto peggio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: si chiede l’impossibile a degli essere umani (assistenti e arbitri), lasciando troppo alla discrezione in una Babele di direttive, interpretazioni e toppe peggiori del buco. Eppure il fuorigioco è da sempre un pilastro del calcio: snaturarlo, svilirlo e depenalizzarlo con il solo scopo di ottenere qualche gol in più è un’operazione rischiosa. L’Ifab (che ha le chiavi del regolamento ed è responsabile di questo disastro) dovrebbe prendere atto in tempi rapidi e non biblici della confusione totale, facendo di tutto per porre rimedio. E invece…

CHIELLINI E DINTORNI – E invece si rimanda o peggio ancora si fa finta di nulla. Nel frattempo arbitri e assistenti continuano ad andare in campo, dovendo giudicare e interpretare una regola impossibile. L’ultimo caso (italiano) è sul 2-1 della Juve a Napoli. Non tanto per la posizione di Caceres (di pochi centimetri più in là di Maggio) difficilissima da scorgere, ma soprattutto per quella di Chiellini. Marcello Nicchi, presidente Aia, al Processo del lunedì ha sottolineato: «Non mi sento di dare la colpa all’assistente, era una decisione difficilissima, nessuno in campo infatti ha osato dire niente, per tutti il gol era regolare. La polemica di De Laurentiis? È meglio che pensi prima di parlare», ha concluso. Rivedendo l’azione, nell’attimo in cui Pirlo batte la punizione, il difensore bianconero è al di là di tutti. Fino a qualche stagione fa per l’assistente sarebbe stato facile: avrebbe alzato la bandierina, segnalando il fuorigioco. Fine dell’azione. Ora non più: deve aspettare, tenere in mente le posizioni di tutti i giocatori, capire dove va il pallone, individuare chi partecipa in modo attivo, chi influenza (il portiere, soprattutto) e se c’è un effettivo contendere del pallone. Ah, senza dimenticare che si può essere in fuorigioco anche di un centimetro, quindi una mezza punta del piede o del naso. Vi sembra una regola chiara e applicabile? No. E infatti arbitri e assistenti a microfoni spenti sparano a zero e attendono con speranza una regola più umana. La stessa cosa ha auspicato Pierluigi Collina poche settimane fa a Dubai. L’Ifab ne prenderà atto? Si spera, nel frattempo vale tutto e il contrario di tutto. Così, per restare in Italia, si può vedere un gol annullato per ipotetica influenza su punizione calciata in porta (Modena-Livorno in B) o gol pesanti convalidati come nel derby di Genova e a Napoli, dove il dubbio del fuorigioco resta.

FILOSOFIA SPICCIOLA – La filosofia di questo pasticcio è la stessa che non vuole modifiche alla tripla sanzione: più gol uguale più spettacolo. Ma si racconta di una circolare Fifa sul fuorigioco data ad arbitri e assistenti prima del Mondiale: andava in controtendenza rispetto alle delibere Ifab. E davanti a questa situazione le federazioni inglesi membre del Board hanno ordinato ai propri tesserati di attenersi alla regola generale. Insomma, al Mondiale un arbitro (o assistente) inglese decideva in un modo, nella Premier in un altro. Sì, la situazione del fuorigioco è grave, ma non è seria…

FONTE Gazzetta dello Sport

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