Prima pasticcia, poi rischia e gioisce: Koulibaly tra i protagonisti indiscussi di Doha

Fino all’ultimo respiro, una sofferenza mista ad adrenalina intrappolata nei corpi di milioni di tifosi. Ci si aspettava uno spettacolo e tale è stato. Non bastavano 90’, tantomeno i 120’, la sfida delle sfide si chiude ai rigori, regalando agli azzurri la tanto attesa Supercoppa, la stessa strappatagli ingiustamente dalle mani in quel di Pechino.

È un Napoli scomposto e teso nei primi minuti di gioco, che pasticcia e regala a Tevez la palla del vantaggio. Albiol e Koulibaly gli artefici dell’ennesimo silenzio, delle incomprensioni difensive partenopee. Si avventano sulla palla, complice il retropassaggio azzardato di Lopez, senza però recuperarla. La colpa, come spesso accade, ricade sempre sull’ultimo arrivato. Perché basta un gesto a far cambiare opinione. Un errore, in una partita di quel calibro, a disintegrare la fiducia guadagnata nelle prestazioni precedenti. Così Koulibaly veste i panni del cattivo di turno, addossandosi gran parte della responsabilità dell’azione che concede ai bianconeri il vantaggio. Tentenna il francese nei minuti seguenti. Spaesato, a limite dell’area di rigore. Incerto sugli interventi, poco concreto nell’impostazione.

Eppure qualcosa cambia sul via del secondo tempo. La strigliata di Rafa o qualche parola di conforto arrivata nell’intervallo, restituisce sicurezza al difensore azzurro che ritrova testa e gambe. La ripresa è senza dubbio a favore degli azzurri, complice il lavoro del reparto arretrato che sale e costringe la Juve a chiudersi nella propria metà campo. E basta un attimo per tramutare la rabbia per quell’errore in applausi e grida di gioia: il francese si rende protagonista di un salvataggio in extremis al 100’.

Sarà arrivata fino a Doha l’esultanza, la stessa ripetutasi in seguito al colpo sicuro del colosso azzurro, che non fallisce il rigore e chiude la staffetta come meglio può. Questa vittoria è anche sua, che ha scalato le gerarchie e si è meritato un posto fisso, che ha rischiato dal dischetto nella speranza di farsi perdonare. Questa vittoria è soprattutto sua, frutto di un percorso di crescita da ultimare, ma che è già a metà dell’opera.

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