Luci azzurre a San Siro

Finalmente, verrebbe da dire, una serata da smoking, da red carpet, quelle che tanto piacciono alla truppa azzurra. Fosse possibile riavvolgere il nastro si ritornerebbe al Franchi, partita dura, anche sofferta, ma vinta in maniera decisa, meritata. Un Napoli in pieno rilancio pronto ad aguzzare la vista verso le prime della classe, poi la sosta. Eccezione il pari, di certo da non buttare, a Genova contro una Sampdoria in palla, la regola le meste figure casalinghe contro Cagliari ed Empoli, il teorema delle piccole che ha già ridimensionato, in parte, le ambizioni stagionali.

Che Scala del calcio sia – Non c’è Diego e non ci sono gli olandesi, in palio non c’è il titolo nell’allora campionato migliore al Mondo, c’è la serrata lotta per il terzo posto. Resta però Milan-Napoli, azzurri in scena alla Scala del calcio,  non una sfida da lasciar scorrere, così, in un mero zapping calcistico domenicale. Un appuntamento che se non è un crocevia da dentro o fuori, rappresenta comunque un bivio importante, novanta minuti dove gli azzurri – staccato il biglietto per i sedicesimi di Europa League – hanno il dovere di intraprendere il tortuoso percorso che culminerà a Doha, nella finale di Supercoppa italiana. La prima di tre sfide che accompagneranno il Napoli alle porte di un 2015 che ha il dovere di essere un anno importante, che lasci il segno. Inciampare ai nastri di partenza sarebbe deleterio, per spirito e morale, direttamente proporzionali ai valori tecnici nel computo di una stagione. Di fronte un avversario temibile, spesso bipolare, in grado di alternare ottimi match a prestazioni impalbabili. Avversario da non sottovalutare. Inzaghi non è ancora passato sotto la più classica delle graticole meneghine ma nel calcio, si sa, è un attimo, e la sfida di domani anche per i colori rossoneri presenta un’importanza cruciale.

Corti e compatti – L’auspicio è di ritrovare il già citato Napoli di Firenze, troppa grazia sarebbe quello spettacoloso di Napoli-Roma. Per sbancare San Siro, stadio storicamente ostico (la vittoria dell’anno scorso firmata da Britos e Higuain fu la prima dopo oltre un quarto di secolo) sarà necessario agire come una falange perfettamente coordinata, un’orchestra pronta a eseguire ogni passaggio, ogni strofa, che il maestro Rafa Benitez non avrà esitato nell’inculcare in maniera meticolosa. Non un passaggio nei miei pensieri riferito al singolo, al solo reparto, alla compattezza da ritrovare in difesa, all’equilibrio da ricercare in mediana o all’esplosività in avanti di cui questo gruppo non può fare a meno. Ciò che conta, domani, sarà l’intero gruppo, nel suo complesso. L’unico modo di portare a casa la posta in palio, nella speranza  – non flebile – che le luci a San Siro domani siano tinte di un azzurro vivo.

Edoardo Brancaccio

 

 

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